venerdì 31 marzo 2023
Il presidente bielorusso propone un cessate il fuoco che lasci immutata la situazione. Mossa da interpretare. E la Cina diventa il centro degli sforzi diplomatici Ue. Nella città martire, 1.400 uccisi
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Quattrocento giorni della guerra in Ucraina. Il conteggio del tragico conflitto nel cuore dell’Europa segna un altro passaggio significativo. Il presidente Volodymyr Zelensky ha scritto: “400 giorni di difesa contro l'aggressione su larga scala da parte della Russia. Una sfida colossale che abbiamo sopportato. Tutti insieme, tutti coloro che hanno combattuto e continuano a combattere per l’Ucraina. Coloro che sono mobilitati per noi e continuano a farlo. Coloro che hanno rafforzato e continuano a rafforzare la nostra resilienza. L’Ucraina vincerà”.

Ha approfittato dei 400 giorni anche il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko per sollecitare, a sorpresa, una tregua. "Capiamo tutti che c'è una sola strada per uscire dalla crisi: negoziati. Negoziati senza precondizioni", ha affermato nel suo discorso alla nazione. "Prendo un rischio – ha spiegato – proponendo uno stop alle ostilità. Dichiarare una tregua senza il diritto di spostarsi, raggruppare le forze di entrambi i Paesi, senza il diritto di spostare armi e munizioni, militari ed equipaggiamenti, congelare la situazione per tutti", la sua ricetta. Che arriva dopo che nei giorni scorsi Vladimir Putin aveva annunciato lo spostamento di armi nucleari tattiche sul territorio della Bielorussia (decisione peraltro accettata dal presidente stesso, che si è poi detto pronto all’uso di armi nucleari per la difesa).

I negoziati, secondo Lukashenko, devono iniziare immediatamente, "prima dell'inizio di un’escalation. Se la locomotiva russa procede per inerzia sarà difficile fermarla. D'altro canto, se l'Ucraina è piena di armi occidentali, se i militari sono ulteriormente addestrati, si arriverà a un disastro ancora più grande. Avremo molto più di mezzo milione di vittime", ha concluso. Immediata la risposta di Mosca. ''In Ucraina non cambia nulla. L'operazione militare speciale continua perché al momento è l'unico modo per raggiungere gli obiettivi che il nostro Paese deve affrontare", ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che il consiglio di Lukashenko "sarà sicuramente discusso" la prossima settimana, quando Putin e il suo omologo parleranno durante una riunione del Consiglio Supremo dello Stato dell'Unione di Russia e Bielorussia.

Da parte sua il governo di Kiev ha respinto con forza la proposta di cessate il fuoco. "Significherebbe il diritto della Federazione Russa di rimanere nei territori occupati. Questo è assolutamente inammissibile", ha ribattuto il consigliere dell'ufficio presidenziale Mykhailo Podolyak. “L'Ucraina ha il diritto di spostare truppe ed equipaggiamenti sul proprio territorio come ritiene necessario”.

Difficile capire a caldo quale sia il significato dell’uscita del leader bielorusso, certamente poco preoccupato delle sorti del Paese aggredito e della sua gente. Probabilmente ha ragione Svetlana Tikhanovskaya, leader dell'opposizione in esilio, quando afferma: "Lukashenko? A lui non interessa né il popolo ucraino né il popolo bielorusso ma solo il suo potere. Adesso sa che se Putin perdesse la guerra, anche lui perderebbe il sostegno politico ed economico della Russia". D’altra parte, non si può escludere che il ballon d’essai sia stato lanciato d’accordo con Mosca per valutare le reazioni all’idea di una tregua che lasci le cose come sono sul terreno e per confondere le opinioni pubbliche occidentali con la finta disponibilità a un cessate il fuoco, respinto da Kiev.

La diplomazia intanto è al lavoro soprattutto a Pechino, dove è arrivato il primo ministro spagnolo. Pedro Sanchez, durante l'incontro con il presidente Xi Jinping, ha sottolineato l'importanza del dialogo e di mantenere aperte le linee di comunicazione per porre fine a una guerra "illegale e ingiusta". Il leader spagnolo si è detto interessato alla visione di Xi sugli equilibri geostrategici globali e sulla guerra in Ucraina. "Dobbiamo continuare a scommettere sulla pace: che la pace sia giusta, duratura e conforme alla Carta delle Nazioni Unite", ha detto il primo ministro, ribadendo il sostegno alla formula del presidente Zelensky, che comprende il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale del Paese invaso.

La replica di Xi non è andata al di là delle posizioni più volte già espresse da Pechino. È necessario sbarazzarsi della mentalità da Guerra Fredda e abbandonare "sanzioni e pressioni estreme". La Cina, ha aggiunto il presidente, auspica che "le parti interessate possano costruire un'architettura di sicurezza europea equilibrata, efficace e sostenibile, attraverso il dialogo e la consultazione". Nel dialogo con Sanchez, Xi ha sottolineato, con toni più espliciti del solito, che la Cina vuole una Ue con una propria "autonomia strategica", ovvero più distante dalle posizioni degli Stati Uniti.

Il 400° giorno del conflitto ha anche segnato un anno dalla liberazione di Bucha dove, durante i 33 giorni di occupazione nel marzo scorso, le forze russe hanno commesso più di 9.000 crimini di guerra, secondo il bilancio diffuso dal procuratore generale ucraino Andrii Kostin. In base ai dati resi pubblici, più di 1.400 civili, tra cui 37 bambini, sono stati uccisi dalle truppe russe nell'area. Altri 52 bambini sono rimasti feriti. Quasi un centinaio di soldati russi sono stati incriminati per le atrocità.

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