venerdì 24 marzo 2023
Missioni dei leader europei a Pechino per cercare di sbloccare la diplomazia. Xi però non spinge sul dialogo. Nella città martire del Donbass i civili allo stremo e Kiev ora è pronta al contrattacco
Guerra giorno 394: la Ue in Cina (che aspetta) e atrocità non solo a Bakhmut

Ansa

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La guerra in Ucraina è arrivata al suo 394° giorno e l’attenzione rimane concentrata sul campo a Bakhmut e per la diplomazia sulle prossime possibili mosse della Cina. Mentre nella città contesa del Donetsk la resistenza delle forze di Kiev, data per settimane in esaurimento sembra sul punto di invertire l’inerzia dello scontro, i leader europei fanno a gara nell’annunciare le loro prossime visite a Pechino. Con la speranza di essere preceduti dalla telefonata tra Xi Jinping e Volodymyr Zelensky.

Si tratta quest’ultimo, per comune ammissione, di un colloquio difficile da organizzare e sul quale, in fase preparatoria, rimane il massimo riserbo. Nelle ultime ore le aspettative per un dialogo sembrano affievolirsi: Kiev ammette "difficolta'" nelle linee di comunicazione; Pechino, dall’altra parte, si trincera dietro formula vaghe. Lo scambio con il presidente cinese riveste “un’importanza primaria per l'Ucraina, perché oggi non c'è praticamente nessuno, tranne il presidente Zelensky, che possa spiegare anche ai Paesi neutrali, le conseguenze di un modo sbagliato di porre fine a questa guerra”, ha detto il consigliere del leader di Kiev, Mikhail Podoliak.

Il dialogo è complicato per una sorta di indecisione che traspare da Pechino, secondo Podoliak: la Cina non ha "una posizione chiara" su quanto intenda essere coinvolta nel facilitare la risoluzione del conflitto. Il portavoce del ministro degli Esteri ha dal canto suo ribadito che “la Cina mantiene la comunicazione con tutte le parti sulla questione ucraina e sulla questione specifica non abbiamo nulla da condividere”. La proposta di risoluzione politica della crisi in dodici punti - sostanzialmente bocciata da Usa e Nato, e che per Putin potrebbe essere una base da cui partire per arrivare alla pace - non viene scartata da Zelensky. "Penso che alcune delle proposte cinesi rispettino il diritto internazionale, e penso che possiamo lavorare su questo con Pechino", ha commentato.

Cautissime aperture arrivano dall’Unione Europea. "La Spagna e la Ue sostengono il piano Zelenski per la risoluzione del conflitto poiché riteniamo che possa garantire una pace duratura e giusta. Al contempo il documento cinese, che non è un piano di pace ma un documento di posizionamento sui temi necessari per lavorare alla pace, ha degli spunti che io credo siano di interesse", ha sottolineato il premier spagnolo Pedro Sanchez, che sarà tra pochi giorni a Pechino. Lo seguiranno a breve la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente francese, Emmanuel Macron, che voleranno in Cina insieme all'inizio di aprile. "La Cina è un attore globale e la sua voce deve essere ascoltata per trovare un modo per porre fine a questa guerra e per aiutare l'Ucraina a recuperare la sua sovranità violata da Putin", ha spiegato Sanchez. E anche l'alto rappresentante della politica estera Ue, lo spagnolo Josep Borrell, ha annunciato una missione nel Paese asiatico.

Nella sua recente visita a Mosca, Xi Jinping non ha dato l’impressione di volere accelerare la trattativa per una tregua o, addirittura, per una pace duratura. L’idea di un nuovo ordine mondiale, creando un polo di attrazione guidato da Pechino alternativo all’Occidente, ricomprende la Russia di Putin, anche se non può fare a meno dell’Europa e, per ora, nemmeno degli Stati Uniti (che hanno ribadito il loro monito a non dare armi alla Russia) sul versante economico. La proverbiale pazienza cinese ha buon gioco nella crisi, perché ottiene i dividendi di un logoramento che colpisce sia i rivali americani sia l’alleato russo (con il quale può spuntare migliori forniture energetiche). Non si può escludere che anche Pechino voglia capire quale piega prenderà la situazione sul campo di battaglia nelle prossime settimane prima di mettere sul tavolo il proprio peso diplomatico. Questo spiegherebbe anche la riluttanza al colloquio diretto con Zelensky.

Ma certamente anche i vertici cinesi sono consapevoli che la crisi dovrà avere uno sbocco non troppo lontano. Il mandato di cattura internazionale per Putin, per esempio, sta spaccando il gruppo dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Brasile e Sudafrica sembrerebbero infatti intenzionati ad arrestare il presidente russo se egli viaggerà sul loro territorio. E in agosto è previsto un vertice in Sudafrica. Potrà Xi tollerare a lungo un partner che è un paria a livello internazionale? O non vorrà tentare di ottenere un cessate il fuoco con l’accoglimento di almeno alcune condizioni dettate dall’Ucraina in cambio di un salvacondotto per il leader del Cremlino?

In Ucraina, intanto, si continua a sparare. Le forze russe hanno attaccato porzioni settentrionali e meridionali del fronte nella regione del Donbass, proseguendo l'offensiva nonostante le affermazioni di Kiev secondo cui la spinta di Mosca si starebbe affievolendo nei pressi di Bakhmut. Proprio nella nuova città martire e nei suoi dintorni, secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa, circa diecimila civili, molti dei quali anziani e con disabilità, vivono in "condizioni disastrose". Più del 90% dei residenti sono fuggiti e gran parte degli edifici è stata distrutta in quella che è ormai la più lunga e sanguinosa battaglia dal 24 febbraio 2022. Chi è rimasto bloccato vive in condizioni terribili, trascorrendo intere giornate nei rifugi per sfuggire a intensi bombardamenti.

Ed emergono altre atrocità della guerra. Dall'inizio dell'invasione, la missione di monitoraggio dei diritti umani dell'Onu in Ucraina ha documentato 621 casi di sparizione forzata e detenzione illegale di civili da parte delle forze armate russe. Nello stesso periodo, anche 91 casi di sparizione forzata e detenzione illegale commessi dalle forze ucraine.

Infine, il discorso fatto alla Camera dei deputati dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla necessità di continuare a sostenere militarmente Kiev ha “conquistato” le simpatie dell’Ucraina dopo che il video, sottotitolato in inglese e in ucraino, ha cominciato a essere diffuso sui social media. A condividerlo su Twitter anche il capo dello staff di Zelensky, Andriiy Yermak, che ha ringraziato per “per aver compreso l'essenza di questa guerra e aver detto la verità al riguardo. Apprezziamo molto l’aiuto e impegno” dell’Italia.

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