martedì 28 giugno 2022
La Russia fa circolare varie versioni sull'eccidio di civili, tutte confutate da testimoni diretti e video. Da G7 e Nato fermezza contro Mosca e sostegno a Kiev. Altro scontro tra Draghi e il Cremlino
Guerra giorno 125: bugie sulla strage al centro commerciale e nuova escalation
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Nel giorno 125 della guerra in Ucraina si assiste a un’escalation militare e politica, in concomitanza con i vertici del G7 e della Nato. A margine si registra anche un ulteriore scontro tra l’Italia e il Cremlino. Lo scenario militare vede da una parte la lenta avanzata degli invasori nel Donbass, mentre viene segnalato che nell’ultima settimana le forze di Kiev hanno distrutto quasi 20 obiettivi militari nelle retrovie russe della regione, in particolare grandi depositi di munizioni, comandi e basi. La nuova capacità di colpire a maggiore distanza sembra dipendere dai lanciatori a lunga gittata di produzione occidentale che cominciano ad arrivare al fronte. Tale incrementata potenza di fuoco comincerebbe a limitare la possibilità dell’Armata di proseguire le sue conquiste a Est.

Ma a tenere banco tra i due belligeranti e nelle capitali mondiali è ancora la strage al centro commerciale di Kremenchuk, distante da qualunque zona di combattimento. La carneficina provocata da un missile ha fatto almeno 20 morti, decine di feriti e 36 dispersi, che vengono però ormai dati per deceduti, portando il probabile bilancio a 56 vittime. Kiev non ha dubbi nell’accusare il nemico, mentre da fonti di Mosca sono cominciate a circolare online affermazioni contraddittorie, false e comunque non suffragate da alcun elemento. Tali versioni sono state diffuse da alcuni canali Telegram e da Dmitry Polyanskiy, vice ambasciatore della Russia presso le Nazioni Unite. L’idea che l’attacco sia stato una messa in scena è stata rilanciata anche da un canale televisivo di Mosca. Il ministero della Difesa ha dato una versione ufficiale secondo cui il centro commerciale “non era aperto al pubblico" e che il bombardamento di un deposito di munizioni ha innescato un incendio nell’edificio vicino.

La Bbc ha messo al lavoro 5 giornalisti per verificare la dinamica dell’eccidio. Che il centro commerciale non fosse funzionante sembra del tutto falso. Gli inviati della radio-tv britannica sul posto hanno parlato con acquirenti e dipendenti che si trovavano all'interno della struttura al momento dell'attacco. Nel centro commerciale la situazione sembrava relativamente normale in un video girato due giorni prima che il missile lo centrasse. Un altro video del 25 giugno mostra negozi aperti e persone impegnate in acquisti. Sembra priva di fondamento anche l’affermazione secondo cui non vi fossero donne o bambini, in quanto si tratta in realtà di una sede militare. Testimoni diretti e video smentiscono tale ricostruzione.

Forse il bombardamento di un deposito di armi ha propagato il fuoco al centro commerciale? Secondo la Bbc, i filmati delle telecamere a circuito chiuso mostrano due attacchi missilistici nell'area. Un missile avrebbe colpito vicino all'estremità orientale del mall, mentre l'altro missile l'estremità settentrionale di una fabbrica a 300 metri di distanza. Gli edifici sono separati da un muro, dalla vegetazione e dai binari, il che rende assai improbabile che un vasto incendio si sia diffuso dalla fabbrica all’edificio commerciale. Ciò non esclude che si sia trattato di un errore di lancio e che quindi il mall affollato di civili non sia stato colpito deliberatamente.

La tesi che l’attacco sia una messa in scena o una provocazione (cioè causato volontariamente dagli stessi ucraini) – oltre a essere in contraddizione con quanto detto dal ministero della Difesa - non ha nessun elemento a sostegno, mentre è certo che a colpire sia stato un missile da crociera russo KH-22. Per questo, secondo molti, a partire dal presidente ucraino Zelensky, l’azione è un crimine di guerra. Zelensky ha detto anche che la Russia è uno Stato terrorista. Una definizione, quest’ultima, dalla quale il presidente francese Macron si è dissociato.

Resta però compatto il fronte occidentale che dal G7, riunito in Baviera, alla Nato, riunita in Spagna, ha ribadito il suo forte sostegno a Kiev: il Cremlino non può vincere questa guerra, è la linea comune. L’Alleanza atlantica, che cerca con il segreatio generale Stoltenberg (nella foto) di convincere la Turchia ad accettare l’ingresso di Svezia e Finlandia, si vede costretta a ricalibrare le sue priorità e a rispolverare di fatto la Guerra fredda. Dal disimpegno del fronte orientale che sembrava irreversibile, si torna al futuro dispiegamento di decine di migliaia di uomini, molti dei quali americani, che si schiereranno in Germania e Polonia e nei Paesi baltici. La fermezza contro Mosca, che porterà ad altre sanzioni e, forse, al tetto al prezzo dell’energia, ha provocato ancora una volta la reazione verbale dei vertici russi.

All’affermazione di Mario Draghi secondo cui Putin non potrà partecipare di persona al G20 indonesiano, il Cremlino ha ribattuto seccamente che non è il premier italiano a decidere sui movimenti del presidente della Federazione. Una tensione tra i due Paesi che segnala il nervosismo del Cremlino in una fase cruciale della crisi.

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