venerdì 13 giugno 2014
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In Italia ci si accorge che è cominciata l’estate quando in tv si incappa soltanto (eccezion fatta per i Mondiali) in repliche di telefilm, nostalgiche Teche Rai e premiazioni di tutti i tipi da amene località turistiche: premi letterari, giornalistici, canori e cinematografici. Tutti accomunati da una costante fissa: una indescrivibile noia. A partire da quei David di Donatello, gli Oscar del cinema italiano, che aprono la stagione delle statuette. Solo che quest’anno è successo il pandemonio. Nel pur lodevole sforzo di dare una scossa alla paludata celebrazione della nostra cinematografia, martedì sera si è scelto di affidarne la conduzione, in diretta su Rai Movie e in differita su Raiuno, a un volto giovane, il "toscanaccio" dalla lingua pepata Paolo Ruffini, divo del cabaret tv e dei cinepanettoni. Una scelta che ha tenuto conto più dell’auditel che del tono adatto all’anno di grazia del cinema italiano, capitanato dall’Oscar di Paolo Sorrentino. Ruffini, credendo di essere a Colorado café su Italia 1, ha cavalcato a briglia sciolta apostrofando con epiteti a dir poco coloriti anche una signora come Sophia Loren (che giustamente si è offesa). Il mondo del cinema italiano gliel’ha fatta pagare in diretta: gelide risposte anche ad innocue domande da parte di Bellocchio e Sorrentino, una bonaria tirata d’orecchie da Paolo Virzì e un attacco frontale di sorridente ferocia da parte di Valerio Mastandrea. Capaci di prendersi molto sul serio, meno di sorridere di se stesse, le star nostrane si sono irrigidite senza nemmeno provare a salvare lo show. Risultato, un pasticcio televisivo che non ha reso onore a nessuno. E il Web è impazzito, degenerando persino in una assurda petizione per chiedere la morte del conduttore. Una domanda sorge spontanea: ma dove erano gli autori? Se Oscar dev’essere, che Oscar sia, è tutta una questione di scrittura. Gli Academy Awards non rinunciano alla comicità e alla parodia, ma ogni intervento è attentamente studiato per creare uno show scintillante capace di rivendere al mondo i sogni di Hollywood. La stessa sera Raiuno faceva precedere la differita dei David dalla celebrazione dei 100 anni del Coni dallo stadio Olimpico di Roma. Il confronto è stato impietoso: qui c’era un’idea autorale in un giusto mix fra orgoglio patrio e valori sportivi, ospiti azzeccati, interviste divertite ma non banali, tessute da quel gran volpone di Paolo Bonolis. Insomma, da tenere presente per i prossimi Leoni d’Oro di Venezia.
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