Tre donne e tante altre
giovedì 14 luglio 2022

La nomina di tre donne – due religiose e una laica – al dicastero dei vescovi è una piacevole sorpresa, per quanto preannunciata dallo stesso Papa già da qualche giorno.

La Chiesa sembra avviata a riconoscere di aver bisogno delle donne per la propria azione di governo. Il dicastero che vedrà il loro impegno è quello dove si decidono percorsi di vita di ministri con le più grandi responsabilità e soprattutto dove si decidono cammini di Chiese diocesane che nel loro pastore dovranno riconoscere la guida, colui che saprà interpretare le loro esigenze, intuire con loro percorsi di vita, di testimonianza, di fede.

Tre nomine importanti, non solo per il dicastero cui sono destinate, ma per il valore simbolico di questa scelta di papa Francesco, quasi ad allargare un po’ una breccia aperta in questi anni con la designazione di qualche altra donna in importanti posizioni di responsabilità ecclesiali tradizionalmente assunte da uomini. Verrebbe da dire che forse qualcosa sta cominciando a cambiare davvero, anche per le donne.

Non si può dire che la Chiesa stia vivendo un momento facile: i cambiamenti turbolenti che sono in corso nella società si riflettono anche sulla vita delle comunità cristiane, talvolta in maniera pesante, rendendo faticoso l’impegno di chi, giorno dopo giorno, si interroga sulle forme della propria fedeltà al Vangelo e del proprio servizio in questo contesto. Che in questo panorama tre donne siano nominate ad un ruolo di responsabilità in un’istituzione da sempre governata da uomini potrebbe apparire poco rilevante.

Che cosa cambia per le donne? Certo nell’immediato quasi nulla cambia; nel modo di pensare la Chiesa qualcosa comincia a cambiare, però, a partire dai fatti. Papa Francesco non ha (ancora) scritto un documento sulla donna e sulla sua condizione nella Chiesa, ma sta compiendo scelte che dicono implicitamente il suo pensiero: la Chiesa ha bisogno della sensibilità femminile; il governo ecclesiale richiede di essere interpretato anche in un modo originale di prendere le decisioni e di vivere il potere: attento alle persone, disponibile all’ascolto, capace di accompagnare processi di partecipazione, di coinvolgimento, di maturazione. Si direbbe che il Papa stia attuando uno dei criteri che ha enunciato nell’Evangelii gaudium: la realtà viene prima dell’idea. In questo caso, la responsabilità data alle donne precede dichiarazioni teoriche di fiducia e di apprezzamento.

Dunque la notizia di queste tre nomine non è di poco conto: è un segnale, un seme, una promessa. Ogni donna che assume una responsabilità nella Chiesa si trova sulle spalle un compito gravoso: quello di rappresentare tutte le donne – quasi tutte – che nella Chiesa si sentono non valorizzate, non ascoltate, non comprese, non considerate. Dietro questo tre donne c’è una folla di donne che si sentono in grave difficoltà nel loro rapporto con la Chiesa e, quasi inevitabilmente, con il cristianesimo. Le giovani donne stanno abbandonando la Chiesa; stanno dicendo, soprattutto con il loro allontanamento, una fiducia che non riescono più ad avere.

Se ne vanno arrabbiate, come chi si sente tradito; come chi sente che gli viene negata un’attenzione diversa, che credeva gli spettasse. Certo le migliaia di donne che lasciano la Chiesa non si aspettano di avere una responsabilità nella Curia romana. Chiedono alla Chiesa di più: le chiedono di essere più dialogica, meno perentoria, disposta all’ascolto; una Chiesa amica della vita, alleata di donne che amano la vita. Nel modo con cui le tre neo-nominate svolgeranno la loro missione dovranno ricordare di avere dietro di sé una folla di donne che si aspettano una Chiesa diversa.

I pastori che dovranno contribuire a scegliere dovranno ricordare che una metà (anzi, di più!) dei cristiani sono donne che nei diversi livelli si aspettano una Chiesa rinnovata. Quello che le attende è un compito difficile; molto più di quello degli uomini che ricoprono il loro stesso incarico: loro devono dar voce a tutte le donne che guarderanno a loro dalla loro 'periferia'. Le donne sono una delle periferie di cui parla spesso papa Francesco. Per questo le tre neo-nominate sono accompagnate da un forte, intenso augurio: le attende un compito più importante di quello che appare, appassionante e creativo.

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