Tra le macerie respiri e verità
martedì 14 febbraio 2023

Dalla Turchia (dalla Siria non si può) ci vengono riproposte continuamente immagini di palazzi che crollano, oscillano per pochi secondi di qua e di là come un pendolo e poi vengono giù, con tutti gli inquilini intrappolati dentro. E subito comincia la corsa dei vigili del fuoco per tirarli fuori, tra mille difficoltà. E mille sorprese. Non tutti vogliono essere salvati per primi.

C’è un bimbo di 2-3 anni, rannicchiato sotto un lastrone che gli fa da scudo, che, raggiunto dai salvatori, si rifiuta di venir salvato per primo, e ripete: “Prima salvate il mio gatto”. Il quale gatto si chiama (tradotto in italiano) Fragola. Capirà mai Fragola di essere protagonista di tanto amore? Probabilmente lo avrà già capito. Questo bambino, e il suo gatto Fragola, li han scoperti per caso, spostando, pietra dopo pietra, la montagna delle macerie che adesso stanno dove poco fa stava una casa.

Il modo per scoprire che sotto le rovine c’è una persona viva che respira è questo: trovarla, prenderla per un braccio e tirarla fuori. Che non si usino altri modi: più – diciamo così – scientifici, mi stupisce. Ma io non so niente di salvataggi. Sono un uomo di lettere, inutile. Ho però un ricordo.

Quando c’era il problema della fuga clandestina di essere umani da uno Stato all’altro, dentro i camion da trasporto merci, per esempio tra le due Germanie, i fuggiaschi si mimetizzavano tra scatole e sacchi, e guardando con le torce elettriche la polizia non li vedeva, ma allora venne inventata una sonda che captava il respiro, se nel camion c’era qualcuno nascosto che respirava la sonda lo sentiva: bene, perché non si usa lo stesso sistema e ancor più i termoscanner per scoprire se c’è qualcuno che respira e un corpo vivo sotto le macerie?

Se vuole scappare lo troviamo, se vuole vivere no? Cosa siamo noi, ottimi braccatori ma pessimi infermieri? E c’è dell’altro. In Turchia le case sono crollate come se fossero di cartone, il governo s’insospettisce, fa fermare i costruttori, riesce a bloccarne cento, ma gli altri sono già scappati all’estero. Dalle prime, frettolose, analisi dei muri crollati vien fuori che c’è poco cemento. È la solita storia: i costruttori han voluto risparmiare.

Ma chi ha dato il permesso all’abitabilità di quei palazzi? Si scopre adesso che sono stati concessi molti condoni edilizi, chi li ha concessi e perché? Ci sono state delle tangenti? Anche da noi, in Italia, vengono i terremoti, io me ne ricordo uno che fece crollare le case a fette, ma ricordo che allora il presidente della Repubblica era Sandro Pertini che salì su un elicottero e fece un giro per osservare di persona i palazzi distrutti, si convinse che erano stati costruiti male, e sceso furibondo dall’elicottero domandò alle telecamere: « Dove sono i costruttori? E perché non sono in prigione?». So che ad Ankara (e Damasco) è difficile anche solo immaginarlo, ma ho nostalgia di Pertini.

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