«Terra dei fuochi da abbandonare». Mai. Chi fugge non trova scampo
venerdì 20 settembre 2019

Gentile direttore,
nella cosiddetta «Terra dei fuochi» la situazione, da anni fuori controllo, è sempre più tragica. I roghi si moltiplicano e aumentano addirittura per dimensioni. Si tocca con mano l’esasperazione di moltissimi cittadini. Credo che fra un po’ anche don Maurizio Patriciello non avrà più parole né forza per proseguire i suoi appelli. Il fallimento politico e istituzionale è totale. Un fallimento che coinvolge tutti i partiti, compreso quello del ministro Di Maio che, sul fenomeno roghi, ha pontificato per anni scagliandosi contro i politici incapaci di affrontare il dramma. Il ministro Costa, poi, ha dichiarato che la soluzione non dipende dal suo Ministero. Stamm a’ post. L’ex ministro dell’Interno Salvini sulla questione ha rappresentato il nulla. A oggi nulla si vede per un contrasto serio ed efficace al problema. A questo punto bisogna voltare pagina e prendere coscienza che bisogna consigliare di andare via da queste terre. Spero che le Chiese locali comincino a muoversi in questa direzione: chi può vada via. Da anni tonnellate di rifiuti di ogni specie bruciano a tutte le ore e stanno producendo molti morti. Come in una guerra. E senza lo Stato è una guerra inutile da combattere.

Lello Battaglia

Lei, gentile signor Battaglia, a dispetto del suo cognome si mostra polemicamente rinunciatario. Capisco l’amarezza e posso comprendere anche lo scoramento, ma voglio sperare che la bandiera bianca che lei invoca davanti al dilagare del nero dei fumi avvelenati e degli interramenti avvelenatori sia una paradossale, dolorosa, voluta provocazione. Non c’è nessuna terra e non c’è nessun impegno contro i roghi tossici da abbandonare. C’è una mobilitazione per una vita e per un’economia pulite da continuare e da intensificare. Anche perché in questo nostro Paese le 'terre dei fuochi' (e comunque degli smaltimenti illeciti di rifiuti speciali e anche pericolosi) si stanno moltiplicando, a Nord come a Sud. E se e quando ci si arrende e si fugge davanti a sfide così essenziali, non c’è scampo, perché in realtà non c’è già più nessun posto in cui scappare. Il male se non lo si sconfigge, si espande.Vale sempre, ma in questo caso un po’ di più. Don Maurizio Patriciello e tanti altri non-rassegnati ce lo ricordano in modo giustamente pressante. Anch’io lo ricordo a lei, e a tutti coloro che hanno o hanno avuto sul territorio e a livello centrale responsabilità politiche: fare solo chiacchiere, persino straparlare, riempire la testa della gente di falsi problemi o ingigantire quelli che fanno comodo sul piano propagandistico è relativamente facile e 'redditizio', cambiare per davvero le cose storte richiede dedizione, competenza e spesso sacrificio anche personale. A chi fa il mio mestiere spetta il compito di spingere in questa direzione, denunciando complicità, inerzia e ignavia, mettendo chi rappresenta lo Stato davanti alle proprie responsabilità e tutti davanti alla propria coscienza, sostenendo – con un’attenta e corretta informazione – le azioni giuste e la battagliera speranza della gente.

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