giovedì 8 settembre 2011
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Non se ne parla mai abbastanza, eppure il fenomeno si ripete continuamente, ora qua ora là, nelle città grandi come nei piccoli paesi. Si tratta delle bravate dei bulli, e delle prepotenze sui ragazzini più giovani di loro. Nel giro di pochi giorni episodi del genere sono avvenuti più volte non lontano da dove abito, e hanno avuto dalle autorità risposte su cui vale la pena di ragionare. Non sono punizioni, mai come per gli errori commessi dai minorenni vale l’evangelico «non sanno quello che fanno», e perciò la soluzione non sta nel castigarli, ma nel fargli capire bene cos’hanno fatto.Il primo episodio è avvenuto al Lido di Venezia. Due ragazzini delle medie si son divertiti a tracciare con la vernice nera, di notte, una grande svastica sul muro esterno del cimitero ebraico, firmandola con nome di «Adolf». Poi s’erano pentiti, e prima di andar via avevano tentato di cancellare il disegno, tracciando degli scarabocchi sulla svastica, per camuffarla. Una correzione inane. È intervenuta un’associazione incaricata dal Comune, per cancellare il tutto. A quel punto uno dei due ragazzini, in lacrime, ha confessato la bravata al padre. E qui parte la correzione: sospensione dei due futuri uomini dalla paghetta settimanale (una pena economica) e obbligo di leggere «Il diario» di Anna Frank, «Se questo è un uomo» di Primo Levi, «L’Amico ritrovato» di Fred Uhlman. È questa la parte della correzione che trovo ottima: i libri come medicine. Perché i libri "sono" medicine. L’uomo che non legge è malato, la lettura lo guarisce. I ragazzi che insozzano lapidi o cimiteri ebraici sono malati d’ignoranza: non sanno cos’han patito coloro che sono sepolti sotto quelle lapidi. Oltraggiare o mancare di rispetto, oggi, verso gli ebrei vissuti sotto il fascismo-nazismo vuol dire approvare e anzi ripetere i torti che hanno patito allora. Alcuni (altri dicono: tanti) contemporanei di quegli ebrei, anche fascisti e anche nazisti, potevano forse non conoscere quei torti. Quando fu liberata Dachau, gli americani fecero uscire di casa gli abitanti di Monaco e li condussero dentro il Lager, a vedere i morti e i morenti, e chiamarono Hitchcock a filmare il pellegrinaggio. Si vedono tedeschi e tedesche guardarsi sbalorditi, con l’aria di dire: «Mai sapute queste cose». Oggi però quelle cose si sanno. Chi non le sa, è colpa sua. Se i due giovani teppisti veneziani non le sapevano, leggere quei libri fa loro bene. È come, per un’infezione, prendere antibiotici.Il secondo episodio stava sui giornali ieri, mentre scrivevo. È accaduto a Monselice, sui Colli Euganei. Qui tre ragazzini (due marocchini minorenni e un 18nne italiano, il capo) picchiavano e torturavano i ragazzini più piccoli di loro, quando li trovavano da soli nei giardini pubblici. «Perché?», han chiesto i carabinieri. «Per noia», ha risposto uno. Ma un altro: «Per finire su YouTube». È probabile che la risposta vera sia la seconda. La piccola gang sparava pallini con una pistola ad aria compressa sul sedere dei coetanei, e filmava la scena, per mostrarla su YouTube. Adesso piagnucolano davanti ai carabinieri. Il primo pensiero è: metterli su YouTube così piagnucolanti. Imparerebbero che c’è gloria e gloria, una da cercare e una da fuggire. Ma il fatto è che siamo noi a insegnargli il loro comportamento. I giovani imparano da noi che "comparire" è importante, per comparire si fa qualunque cosa. Ci sono adulti che, pur di comparire, son disposti a corruzione, prostituzione, pornografia. Girano un sacco di opere, libri film eccetera, che di artistico non hanno niente, ma fanno chiasso, se ne parla, quindi fanno soldi, perciò sono imitate. È facile punire i piccoli teppisti, difficile è smettere di premiare i grandi teppisti.
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