mercoledì 28 luglio 2010
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Caro direttore,desideriamo ringraziarla per la battaglia che Avvenire sta conducendo sulle questioni dell’editoria e in particolare sulla vicenda delle tariffe postali. Si tratta infatti di una questione di grande rilevanza non solo per il settore ma per il Paese. Dopo la soppressione delle tariffe agevolate, decisa con decreto interministeriale dal primo aprile, infatti, numerose testate dell’Associazionismo diffuso, delle Cooperative e del Non Profit hanno sospeso le pubblicazioni e altre si apprestano a farlo. In realtà è tutto il mondo dell’editoria, sia dell’informazione che dei libri, che soffre di questa situazione. Non appaia ultroneo ricordare, ancora oggi, che il decreto di che trattasi, al di là del merito, appare del tutto illegittimo e che Mediacoop e altri lo hanno contestato davanti al Tar. D’altra parte sembra che tale giudizio sia condiviso dallo stesso Governo se ha deciso di introdurre una norma (comma 2-undecies dell’articolo 2 inserita – in occasione della conversione del Decreto legge n. 40 del 25 marzo 2010 – nella legge 22 maggio 2010 n.73) con la quale ha cercato di sanare l’abuso compiuto. In ogni caso la definizione di un accordo per una tariffa sostenibile diventa indispensabile e urgente. Così come urgente diventa un intervento straordinario per porre riparo al drammatico ed esiziale taglio al Fondo editoria. Mentre, inesorabilmente, si consuma la crisi dell’editoria e in particolare di quella cooperativa, non profit e di partito, il Governo continua ad ignorare la volontà del Parlamento. Si tratta della crisi più grave del dopoguerra e se, da un lato, la questione riguarda tutti i cittadini che vedono a rischio il pluralismo delle fonti e la caduta della qualità dell’informazione, dall’altro si tratta di un drammatico problema di lavoro e della stessa vita democratica del Paese: non a caso il Parlamento è più volte intervenuto chiedendo al Governo la ricostituzione del diritto soggettivo ai contributi, l’adeguamento degli stanziamenti necessari e la presentazione di un disegno di legge per la riforma dell’editoria e dell’informazione più in generale. Nelle settimane passate più volte Mediacoop, la Fnsi e le altre Associazioni di categoria hanno sollecitato gli Uffici della Presidenza del Consiglio e lo stesso Governo a intervenire. Inutilmente. Anche l’appello al Parlamento a intervenire in occasione della conversione del decreto n.78/2010 in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, è stato vanificato: l’apposizione del voto di fiducia, anche alla Camera, ha impedito ogni possibilità emendativa. La questione resta, dunque, drammaticamente aperta. Se la questione dei tempi (il decreto deve essere convertito entro il 30 luglio ) non è stata invocata come un pretesto, il Governo potrebbe intervenire in qualunque altro modo od occasione. Continueremo a batterci per scongiurare la decimazione del sistema e garantire il pluralismo.

Lelio Grassucci, presidente Mediacoop

Stiamo cercando di dare sostegno ed eco a voci a rischio di soffocamento, caro presidente. E ci battiamo per una questione che riguarda soprattutto la stampa del territorio e del non profit (a cominciare dai settimanali cattolici), la stampa di idee (della quale anche noi siamo parte) e – in generale – il mondo dell’editoria, anche nei suoi settori (e testate) che appaiono sorprendentemente distratti e sufficienti a proposito dell’incredibile e increscioso scherzo d’aprile giocatoci quasi quattro mesi fa con il decreto interministeriale che in una notte ha gonfiato a dismisura le (ex) tariffe postali speciali. Lei scrive che la tenaglia che si è così definitivamente stretta sul mondo della carta stampata ci ha precipitato in una crisi che è la «più grave del dopoguerra». È assolutamente vero. Vorrei che questa consapevolezza fosse di tutti. Purtroppo non è così. E noi di Avvenire ci stiamo chiedendo ancora una volta perché mai – in un Paese come il nostro, dove si grida in continuazione alle libertà ferite e negate – l’allarme non venga in questo pesante frangente fatto suonare da tutti e con tutta la forza necessaria... Io, per la verità, avrei un paio di risposte pepate da dare, ma per ora preferisco avere buone ragioni da fornire e da difendere. Con senso della misura e delle autentiche urgenze. Grazie anche a lei, caro Grassucci, per il suo impegno.
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