Svegliamoci, le disuguaglianze crescono e sono "il" problema
mercoledì 25 gennaio 2023

Caro direttore,
di nuovo, nel fiume di parole, ma anche di scelte che si stanno compiendo in questo tempo, si commette l’errore di allontanarsi dalla vita reale delle persone, dalla loro condizione materiale, dal travaglio quotidiano di donne e uomini, di ragazze e ragazzi sempre più costretti a fare i conti con insormontabili difficoltà, a scontrarsi con l’incertezza e la paura del futuro, che sembrano la vera cifra che caratterizza questa difficile epoca storica. Eppure, è proprio qui – in una ostinata ricerca di soluzioni per abbattere i troppi muri delle diseguaglianze – che la politica potrebbe trovare autorevolezza e rigenerazione. Le diseguaglianze sono “il” problema di questo tempo, la vera debolezza delle nostre democrazie. Le analisi e gli studi che lo confermano sono ormai innumerevoli.

Da ultimo, il nuovo Rapporto Oxfam che fotografa con pre-cisione gli ampi squilibri nella distribuzione della ricchezza anche in Italia, squilibri acuitisi nei decenni più recenti, ma con un’impressionante impennata proprio negli ultimi due-tre anni segnati dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina. Dentro lo scenario della crisi, le disparità patrimoniali condizionano sempre più profondamente le opportunità nell’accesso alle cure, all’istruzione, al lavoro. L’Italia è diventato un Paese dove si sono divaricate in maniera crescente le condizioni di vita presenti e le future traiettorie di benessere individuale. Alla- fine del 2021, il 10% più ricco della popolazione italiana possedeva una ricchezza 6 volte superiore a quella della metà più povera. La povertà assoluta interessava il 9,4% dei residenti, 5,6 milioni di persone, quasi una su dieci, un valore triplicato rispetto al 2007. I minori in povertà assoluta sono il 14,2%, uno su sette, un dato anche questo cresciuto enormemente negli ultimi anni. E questo nonostante che il Reddito di cittadinanza – oggi da molte forze politiche messo sotto accusa – abbia consentito nel 2020 a un milione di individui di non scivolare in condizioni di povertà assoluta. Il forte aumento dei prezzi, il rincaro dei carburanti, il rialzo dei tassi di interesse e dei mutui stanno massacrando le famiglie italiane. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che quella innescata dal Covid è la “crisi dei poveri”.

È sui più fragili che si sono abbattuti maggiormente i costi degli effettivi economici e sociali della pandemia e della guerra in Ucraina. Miseria, disagi sociali, privazione di diritti riportano la nostra società indietro, a una struttura costituita da pochi privilegiati con ricchezze e poteri sconfinati ed enormi masse lasciate ai margini. Cosa ci sia in fondo a questo percorso – un nuovo umanesimo o il precipizio verso nuove derive autoritarie, se non addirittura una nuova stagione di violenze e conflitti – dovrebbe essere la prima preoccupazione della politica e dei media. Invece, con pochissime eccezioni – tra cui le pagine di “Avvenire” –, le fotografie impressionanti del rapporto Oxfam così come quelle del precedente Rapporto Caritas sono passate praticamente inosservate. Attenzione allora: se noi politici non saremo in grado di mettere immediatamente a fuoco l’intensità e la pericolosità dell’esplosione delle diseguaglianze, e l’urgenza di trovare veri rimedi, a rischio è la qualità e, forse, la stessa sopravvivenza della nostra democrazia.

Eravamo stati facili profeti quando, commentando i fatti del gennaio 2021, avevamo detto che Capitol Hill non era un accidente della storia, ma piuttosto la conseguenza di una lenta erosione delle democrazie a opera di chi usa le disuguaglianze, la disperazione, le solitudini e l’ignoranza per indirizzarle contro i valori solidaristici e democratici. Ne abbiamo avuto la riprova con l’attacco alle istituzioni democratiche brasiliane dei seguaci dell’ex presidente Bolsonaro: se la ricchezza non è distribuita in maniera equa, principio costituzionale rimosso per troppo tempo e in maniera spudorata, chi è escluso sarà mosso sempre più da una rabbia che, indirizzata ad arte, può divampare, fino a diventare distruttiva. Bisogna agire quindi, sapendo che non ci sono scorciatoie: le democrazie e suoi valori si rafforzano se includono e creano giustizia per le persone e per il pianeta.

C’è uno spazio enorme anche per le culture politiche italiane, se si interrogassero di più su come oggi inverare l’attualissimo comma due dell’articolo tre della nostra Costituzione: rimuovere gli ostacoli che impediscono la realizzazione della persona. Mettiamo al centro il lavoro, torniamo a investire nelle priorità costituzionali come la scuola e la sanità, lavoriamo davvero per un’equa distribuzione della ricchezza che garantisca dignità a tutte le persone, riduca il divario tra Nord e Sud, tra metropoli e aree interne e che, insieme, rispetti l’integrità del pianeta.

Nel campo del mio partito, il Pd, e delle forze di progresso, per favore, mettiamo al bando inutili semplificazioni che a volte assomigliano troppo alle scorciatoie populiste: si dice no alle correnti, ma poi se ne aprono di nuove; si proclama l’intento di cambiare i gruppi dirigenti a Roma, salvo poi riarruorarli tutti; si dice che la destra è un pericolo ma non si ha la forza di superare competizioni personalistiche tra le opposizioni. Rimettere il potere al servizio della persona, e non della persona che il potere lo gestisce. Di questo c’è un grande bisogno e, io penso, soprattutto dai giovani una grande attesa.

Deputato del Pd

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