venerdì 5 agosto 2011
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Gentile direttore, leggo su Avvenire del 2 agosto (pag. 12) che lo stipendio netto degli insegnanti italiani con quindici anni di servizio sarebbe di 2.300 euro (dati Ocse 2008). I miei anni di servizio come docente nei licei sono venticinque ma purtroppo il mio stipendio netto non supera i 1.800 euro netti mensili. Nella stessa situazione sono colleghe e colleghi da me interpellati. Vorrei anche fare notare che gli stipendi percepiti dai docenti della secondaria di secondo grado sono più alti rispetto agli stipendi percepiti alla secondaria di primo grado e alla scuola primaria. Di conseguenza una docente della scuola primaria con i miei stessi anni di servizio guadagna senz’altro meno di me. In conclusione mi chiedo: su quali basi l’Ocse afferma che gli insegnanti italiani con 15 anni di servizio guadagnano 2.300 euro netti?

Carla Mantelli

Gentile direttore, ho visto la tabella pubblicata su Avvenire del 2 agosto e ho controllato il cedolino dello stipendio di mia moglie. Si tratta di insegnante di lingua di scuola superiore con un servizio di 20 anni, oltre altri 5 di pre-ruolo (ha 50 anni). Il netto di giugno 2011 è pari a euro 1.794,76 ma comprende assegni per due figli (91 euro) e ritenuta per riscatto servizio (115,49). Calcolando quindi il reale netto mensile e considerando la tredicesima mensilità, si arriva ad una media di 1.970,85 euro. Ci siamo chiesti in quali tasche finiscano gli altri 330 euro che l’Ocse registra (dati di tre anni fa): a noi farebbero comodo! Ma chi comunica i dati all’Ocse?

Andrea Ceron

Gentile direttore, sono un insegnante di 57 anni e lavoro nella scuola da 34. Sono quasi arrivato (spero) alla fine della mia carriera scolastica e devo dire che sono rimasto sorpreso dei dati riportati da Avvenire del 2 agosto. Infatti, il mio stipendio attuale, comprensivo anche delle (misere) aggiunte di famiglia (tre figli che studiano) non supera i 2.000 euro mensili! Sono andato a controllare su internet i dati Ocse 2008 da voi segnalati come fonte, e non si specifica se gli importi sono netti o lordi. Pertanto le possibilità sono due: o io sono così sfortunato da essere pagato meno di quanto mi spetti (e me ne sono accorto solo ora!) oppure i dati riportati non sono corretti.

Mario Laconi, Casale sul Sile (Tv)

Caro direttore, leggo quotidianamente Avvenire e ho modo di apprezzarne la correttezza e la precisione; mi permetto quindi di segnalare che nell’edizione del 2 agosto compare la tabella relativa agli stipendi europei a confronto e che per gli insegnanti italiani, contrariamente a quanto indicato, lo stipendio è da intendersi al lordo e non al netto; a riprova le invio lo statino del mio stipendio (euro 1.870 al netto) di insegnante di secondaria di secondo grado con 26 anni di servizio.

Paolo Fonti

I dubbi e le obiezioni di questi amici lettori e insegnanti sono del tutto legittimi, e in qualche modo erano persino attesi. Ma se loro hanno ragione, noi non abbiamo torto: i dati che abbiamo fornito – il professor Laconi lo ha, a sua volta, verificato – sono assolutamente ufficiali. L’Ocse li ha elaborati stabilendo una "media" tra le retribuzioni di insegnanti di diverso ordine e grado, dalle scuole primarie all’università. L’esigenza di stilare una tabella con un solo "numero" retributivo per ciascuna professione in riferimento alle varie nazioni, ci ha "costretto" a puntare su questa sintesi. Che come ogni "media" – Trilussa, con il suo pollo "statistico", lo ha reso chiaro e indimenticabile per tutti – possono suonare persino irridenti a chi ha meno... È evidente, insomma, che lo sforzo per condensare in un solo dato di riferimento la complessa realtà delle retribuzioni nella scuola espone al rischio della semplificazione, anche ingenerosa. Ma vorrei far notare ai nostri amici lettori e insegnanti che il quadro delineato dalla tabella era ed è comunque chiaro: i docenti italiani sono mediamente pagati sensibilmente meno dei colleghi francesi, un terzo in meno degli inglesi e addirittura circa la metà dei tedeschi. I nostri parlamentari hanno, invece, trattamenti quantomeno equivalenti. È la riprova del fatto che una stortura c’è, pesa e va assunta come tale. Noi non vogliamo onorevoli "poveri" o, peggio, politici che possono permettersi di stare in Parlamento perché – come si dice – sono "ricchi di famiglia", vogliamo solo che non godano di ingiusti privilegi. E, soprattutto, vorremmo insegnanti seriamente impegnati, rispettati di più nel loro ruolo essenziale e pagati meglio. Cordiali saluti a tutti.

Marco Tarquinio

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