mercoledì 23 maggio 2012
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​Qualcuno ha sfigurato il volto della Puglia. Anzi, delle Puglie: Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto. Terre così diverse e persino contraddittorie, dai dialetti reciprocamente incomprensibili, da accenti e cadenze assolutamente riconoscibili, dai colori della terra e del mare diversissimi. E anche mille sapori e odori. Terre distinte e distanti (la Puglia è lunghissima). Genti diverse, i pugliesi.Eppure, dinanzi al volto sfigurato della Puglia, al volto di Melissa che non c’è più e di Veronica che lotta per vivere, è difficile non dire che questa volta «siamo tutti brindisini». Tutti cittadini di quella terra di mezzo che è il Brindisino. Una piccola striscia di terra, compressa e accerchiata da Bari, Lecce e Taranto. Troppo spesso assimilata, con una certa disinvoltura, al Salento. Sempre in bilico fra le sirene mercantili di Bari, le dolcezze di Lecce e le fascinose asprezze di Taranto. Un mondo piccolo, ma carico di Storia: a Brindisi finisce, secondo la tradizione, la via Appia. Quella colonna sta lì, mutilata della gemella, a ricordare che da quelle parti è passata la Storia di Roma. Ma anche di Bisanzio. E Brindisi resta la porta del Mediterraneo, l’ultimo trampolino utile per la Grecia.In queste ore drammatiche per i brindisini e per i pugliesi, le domande ci rincorrono e ci inquietano: chi vuole sospingere indietro la Puglia? Chi vuole far ripiombare Brindisi nel buco osceno dell’illegalità, dal quale faticosamente in questi anni si è risollevata? Perché Brindisi dev’essere sempre e soltanto associata alla Sacra Corona Unita che qui è nata e qui, non solo metaforicamente, ha concimato il terreno di sangue? Quasi certamente sono domande destinate a restare senza una risposta, anche se, come tutti ci auguriamo, il colpevole di quell’infamia sarà assicurato alla giustizia e avrà un volto. Perché c’è sempre qualcosa di più oscuro e segreto che arma le mani anche del più folle tra noi. Che gli annebbia la coscienza e gli fa dimenticare d’essere stato un uomo che ha amato, che ha sentito il calore dell’abbraccio di una madre, che ha forse goduto del sorriso dei figli. E invece ci ha condannato al terrore, ci ha risospinto indietro, riportando in vita tutti i nostri fantasmi. Per cui Brindisi è "solo" l’antico regno dei contrabbandieri, è la recente patria dei camorristi della Scu, è la nuda cronaca di una bomba assassina innescata dalla mano di un uomo. È quasi un voler ricacciare Brindisi, e le Puglie, in quella terra di nessuno dove l’unica autorità riconosciuta è quella dell’illegalità.Ecco perché ha un valore impagabile – come si è sottolineato ieri su queste colonne – la scelta degli studenti brindisini di tornare a scuola. Più degli slogan, pur coraggiosi ed efficaci, conta il gesto forte dell’esemplarità. Sì, la vita continua e deve continuare, ma nel segno di una speranza più salda, ora che Melissa, una di noi, non c’è più. E Veronica lotta in un letto d’ospedale, mentre gli altri ragazzi feriti dovranno portare, sul corpo marchiato, il segno tangibile della violenza. «Tutti brindisini», così si sentono i pugliesi. Tutti feriti nell’anima. Tutti impegnati a non farsi risospingere indietro, perché è meglio essere ricordati dagli altri italiani per il fascino della pizzica e della taranta, per il calore dell’accoglienza, per la dolcezza del clima. Ma pure per la solidità della famiglia e l’amore per il lavoro, anche quando ce n’è poco. Mai, in ogni caso, per la violenza disumana di una giornata da cani.Certo, verrebbe voglia di lanciare una maledizione, di quelle antiche e terrificanti delle nostre genti del Sud. Ma ha ragione l’arcivescovo di Brindisi, Rocco Talucci: «Non maledite nessuno per rabbia, ma abbiate fiducia: il mondo cattivo può essere sconfitto».
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