giovedì 19 aprile 2012
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Gentile direttore,
in questi giorni gli alberi da frutto sono in fiore: peri, peschi, ciliegi, meli. Li ha mai visti da vicino i fiori del melo? Sono così belli, leggiadri e teneri da far male al cuore. Davanti a essi si rimane estasiati. E non come davanti a un capolavoro dell’arte umana, ma come davanti a un’opera non fatta da mano d’uomo: un’icona appunto, presenza dell’Altissimo. Si potrebbe dire che la bellezza è tempio di Dio. Ammirando i fiori del melo mi è venuto spontaneo chiedere a Dio il dono di capire la bellezza che ci circonda. Se tutti (o quasi tutti) gli uomini comprendessero la bellezza che ci circonda, ci sarebbe la felicità sulla terra. Perché la bellezza è Dio. Chi ha detto che la bellezza salverà il mondo? Chiunque l’abbia detto, ha certamente capito che la bellezza è Dio e che non c’è salvezza all’infuori di Dio. Piaccia o no. Purtroppo, da quello che si vede oggi nel mondo, mi pare che viviamo nella nebbia fitta, ci agitiamo nelle tenebre, barcolliamo nella fuliggine che brucia gli occhi e ci accieca e così, camminando a tentoni, vediamo poco o nulla e roviniamo il giardino che non siamo degni di abitare. Che ne dice? Ho esagerato? Io dico di no, e lei? 
Fiore Marra, Canelli (At)
 
 
L’affermazione «la bellezza salverà il mondo» (proposta ne "L’idiota" in forma di citazione e di domanda) è di Fëdor Dostoevskij. E dice, gentile signora Marra, del compito che ci tocca, qui e ora. Lei pensa che non siamo degni del "giardino" che Dio ci ha messo a disposizione, e basta guardarsi attorno per concludere che purtroppo non esagera. Io, che forse esagero, credo invece che con fatica, poco a poco e nonostante errori e disastri, stiamo imparando a essere degni del Creato. Creazione e redenzione, come insegna Papa Benedetto, sono inscindibilmente legate. Conto che ci sia ancora moltissimo da mantenere bello quando verrà il giorno in cui avremo finalmente capito che siamo chiamati a «essere custodi della Terra e a svilupparne i doni».
Marco Tarquinio
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