Si fa presto a dire «stop rave»: pensieri sparsi e forse anche utili
mercoledì 9 novembre 2022

DA 38 ANNI CONTRO LA DISPERSIONE SCOLASTICA MI SENTO DIRE CHE...

Gentile direttore lo sconcerto che provo di fronte alla creazione del nuovo reato contro i rave è quello di una persona che ha lavorato per trentotto anni al contrasto alla dispersione scolastica a Palermo, nelle realtà più problematiche. C’è a mio avviso un filo diretto tra l’assunzione di questi provvedimenti e il grave fallimento della scuola e dei governanti che si sono avvicendati. Un fallimento visibile nei visi di quei ragazzi che con onestà hanno ripulito lo spazio dei capannoni con atteggiamento presente a sé stessi e nelle dichiarazioni di quanti, in stato sognante o distaccato, si sono raccolti su e se ne sono andati. Ferma restando la piena libertà di ciascuno, mi domando: ma quale scuola hanno conosciuto e frequentato e/o abbandonato questi ragazzi che sembrano vivere solo nell’istante? E per spostarci un po’ di generazione e di tema, che genitori sono quelli che anche a bambini delle elementari consegnano cellulari collegati alla rete da portare in classe? I maestri che non sorvolano e i dirigenti scolastici che se la sentono di dare e far valere regole su quale supporto istituzionale possono contare? E tornando ai genitori e alla scuola nel suo insieme, considerando che il cyberbullismo dilaga, con enormi difficoltà a capire la drammaticità dell’impatto sulle vittime e la colpevole minimizzazione dei disagi psicologici dei bulli, che notizie ci sono? Il Sistema è debole, caro direttore. Fragile nella catena in cui consiste la scuola, liquido nella metodica istituzionale compiacente (per difesa o per disimpegno morale), aperto all’unico criterio funzionante: l’ascolto della platea social. Anche la scuola così ridotta costruisce consenso a sé stessa attraverso un approccio superficiale, connesso al consenso social. Si dirà: questo è ingeneroso e fa di tutta l’erba un fascio. Ho conosciuto effettivamente molte eccellenze nelle scuole. Ma attenti al “merito”, parola d’ordine di un nuovo e gretto populismo: comunque nella scuola, non ha ragione d’essere...

Daniela Cecchini

PENSIAMO PER DAVVERO AI RISCHI E USIAMO UN PO’ DI BUON SENSO

Gentile direttore, si fa un gran parlare del rave party bloccato a Modena perché non “autorizzato”. I raduni con tanti partecipanti, specialmente giovani, dovrebbero avvenire in luoghi sicuri e garantiti. Ci vogliono capienza adeguata, impianto anti-incendio, porte di sicurezza, uscite di sicurezza, servizi igienici, perfino defibrillatori… I vigili del fuoco devono dare l’assenso. Per questo, bloccarli se non autorizzati è giusto per la sicurezza e l’incolumità delle persone, specialmente se abituate allo “sballo”. Abbiamo sotto gli occhi la disgrazia di Seul con 156 giovani morti nella calca e la mancanza di sicurezza. Ricordiamo anche la notte dell'8 dicembre 2018, presso la discoteca di Corinaldo, nelle Marche, dove alcuni individui spruzzarono nella sala dello spray al peperoncino, causando panico tra la folla, che, anche a causa della chiusura di una delle due uscite d'emergenza, si diresse in massa verso quella posta sul retro del locale. La balaustra di un ponte cedette facendo precipitare numerose persone in un fossato, dove molte rimasero schiacciate e altre calpestate dalla folla. Secondo gli investigatori, al momento della sciagura, nella sala erano presenti circa 1.400 persone, nonostante la capienza massima autorizzata fosse di 469 persone. Morirono 6 giovani persone. Ci vuole “buon senso” come ha affermato Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna.

Gabriele Soliani

SE MEDIA E POLITICA GUARDANO PIÙ AI RAVE CHE A ENERGIA E GUERRA

Caro direttore, si sta parlando più del rave party che di costi dell’energia e della tragedia ucraina. Viviamo cioè in balia di ondate emozionali. È ovvio, ce lo possiamo dire, che il rispetto delle norme di sicurezza è sacrosanto. Dunque, fermare per decreto i rave party e i raduni vari con più di 50 persone perché illegali è a prima vista comprensibile e legittimo, proprio perché illegali e con risvolti di pericolo. Ma quasi ci siamo dimenticati che giovani lo siamo stati anche noi, e che, a parte le estremizzazioni, va comunque garantito il diritto di essere, appunto, giovani. Il problema è che mancano i luoghi educativi, e la famiglia e la scuola, oggi in piena scia di una svolta competitiva secondo un fumoso “merito”, sono sempre più in difficoltà. Eppure la responsabilità educativa resta, e va anzitutto riconosciuta alle famiglie. Sarebbe però giusto aspettarsi dallo Stato prima di tutto azioni e risorse per favorire luoghi idonei, nelle strutture pubbliche e nelle realtà sociali che, come i vecchi oratori, aiutino a nascere, fiorire e si rinforzarsi iniziative con e per gli adolescenti e i giovani. Perché le scuole, ad esempio, non potrebbero essere aperte tutto il giorno, con finanziamenti per coordinare iniziative di larga scala? Visto il mondo futuro che noi stiamo scaricando su di loro, vale la pena che ci pensiamo bene, e aiutiamo i nostri ragazzi e le nostre ragazze a crescere in modo libero e secondo responsabilità.

Gianni Zen

FINALMENTE SI RAGIONA: EVVIVA LA MANO DURA

Signor direttore, grande Meloni: multe, confische e carcere per i rave party. Finalmente si ragiona. Era ora!

Claudio Panero


Pensieri sparsi e forse anche utili sulle (pesanti) sanzioni urgentissimamente varate dal nuovo governo per contrastare i cosiddetti rave party (ovvero, letteralmente “feste di delirio”: e, per quanto mi riguarda, questo dice quasi tutto). Si tratta di quelle manifestazione musicali gratuite e autogestite che da 4 decenni punteggiano o infestano, secondo i punti di vista, il calendario dei più giovani (e non solo). Ringrazio in particolare la professoressa Cecchini, il preside (e già parlamentare) Zen e il medico Soliani. Consiglio al signor Panero di non spellarsi così tanto le mani per il tintinnar di manette, che è sempre e solo un’illusione acustica sul piano della soluzione dei problemi. Anzi, spesso e volentieri, i problemi li genera o li aumenta.

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