Si fa presto a dire (e votare) un «matrimonio per tutti», ma...
martedì 28 settembre 2021

Il via libera della Svizzera al così detto 'matrimonio per tutti' che mette di fatto tutte le coppie – eterosessuali o omosessuali – sullo stesso piano di fronte alla legge, pone non pochi problemi ma, allo stesso tempo, interroga e sollecita riflessioni che non possono ridursi all’elenco dei 'sì' e dei 'no'. I problemi non nascono tanto dalla possibilità di concedere anche alle coppie gay diritti che già da tempo sono contemplati e garantiti dalle unioni civili, in Svizzera come in Italia. Su questo punto si è espresso con chiarezza, pochi giorni fa, anche papa Francesco durante la conferenza stampa sull’aereo di ritorno dal viaggio apostolico in Ungheria: «Ci sono leggi che cercano di aiutare le situazioni di tanta gente che ha un orientamento sessuale diverso». E ancora: «Se una coppia omosessuale vuole vivere insieme, gli Stati hanno possibilità civilmente di sostenerla, di dare loro sicurezza di eredità, salute». La pietra d’inciampo riguarda, e anche qui il Papa lo aveva spiegato senza possibilità di equivoci, il matrimonio sacramentale. Due gli aspetti a cui Francesco non ha accennato apertamente, ma che sono già ben delineati dal magistero: la possibilità di aprire la strada all’adozione e alla fecondazione eterologa anche per le coppie gay.

Sul matrimonio sacramento le posizioni sono indiscutibili: la Chiesa non ha la possibilità di rovesciare il dettato della Parola, né intende farlo. Quando Gesù, parlando del matrimonio, ricorda le parole della Genesi: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: 'Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola'» (Mt, 19, 1-12), spiega implicitamente che nel progetto originario di Dio il rapporto uomo-donna, soprattutto l’amore che ne è frutto, diventa immagine e somiglianza del Creatore. Un passaggio che fotografa il fondamento e la bellezza della differenza sessuale. Non significa che l’amore omosessuale non può avere dignità e va considerato come espressione riprovevole, da esecrare o demonizzare, ma che semplicemente, sotto il profilo teologico, è un’altra cosa. Certo, esistono ricerche autorevoli anche sul fronte della teologia morale che hanno posto in luce il significato dell’amore gay dal punto di vista dei valori cristiani, ma tenendo ben distinto il piano morale e antropologico, su cui si può discutere, da quello sacramentale.

Ora, il via libera referendario che arriva anche dalla Svizzera al 'matrimonio per tutti' e che, secondo alcuni esponenti politici, dovrebbe essere preso subito a esempio anche in casa nostra, riguarda naturalmente il matrimonio civile, non religioso. La legge elvetica riprende tutte le prerogative già previste dalle norme sulle unioni civili ma aggiunge, tra l’altro, la possibilità dell’adozione e della fecondazione eterologa. La questione dell’omogenitorialità, data per acquisita nella maggior parte degli Stati occidentali e di fatto anche in Italia, è tutt’altro che risolta sotto il profilo etico, sociale e psico- pedagogico. La teoria della 'nessuna differenza' per quanto riguarda l’orientamento sessuale dei genitori ha trovato sul piano scientifico tanti sostenitori, ma anche, con pari dignità, tanti contestatori. Al di là delle posizioni estreme da una parte e dall’altra, è comunque legittimo porsi il problema e valutare con serenità le conseguenze di una scelta che, coinvolgendo bambini e ragazzi, non può essere assunta per ragioni ideologiche. Se il criterio primario è l’interesse del minore, e non il pur comprensibile desiderio di genitorialità delle persone adulte, si spiegano le cautele e i dubbi da sempre espressi anche su queste pagine. Soprattutto quando genitorialità significa fecondazione eterologa. Possibile, com’è evidente, per le coppie lesbiche, ma non per quelle gay. Un obiettivo ostacolo biologico che, è facile prevedere, verrà ben presto aggirato sulla base di un malinteso principio di non discriminazione, con deroghe alla possibilità di accedere alla maternità surrogata che, come più volte ribadito, significa commercio di gameti e, quasi sempre, pesanti condizioni di ingiustizia e di cosificazione per le donne ridotte a incubatrici di figli per altri.

Ecco perché l’approvazione del 'matrimonio per tutti' non può essere considerata né indolore né trascurabile. Ci sono in gioco questioni simboliche, ma soprattutto morali e culturali e conseguenze concrete che non è possibile liquidare come 'dato acquisito'. Giusto, anzi obbligatorio, è discuterne, anche per individuare un approccio che consenta di inquadrare tutti questi pesanti interrogativi nel clima di apertura pastorale tracciato da papa Francesco e ora anche da tanti vescovi – in Italia e non solo – nei confronti delle persone e delle coppie omosessuali. «Sono fratelli e sorelle nostre, dobbiamo accompagnarli», ha detto il Papa tornando dall’Ungheria. Come farlo, in modo rispettoso della verità e della vita reale delle persone, è la questione seria dell’oggi.

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