venerdì 17 maggio 2013
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Nell’opportuna difesa della dignità di ogni persona, della sua integrità fisica e psichica e del suo onore, indipendentemente dalle tendenze e preferenze sessuali, la "giornata" celebrata ieri in sede istituzionale ha visto prodursi una ingiustificata e inaccettabile sovrapposizione di piani: quello del giusto contrasto degli atteggiamenti omofobici e quello della pretesa di equiparare le coppie gay alle famiglie formate in base dell’articolo 29 della Costituzione.
Molto sorprende e inquieta che a incoraggiare questo grave iato giuridico e culturale abbia dato il suo contributoLaura Boldrini. A supporto della sua tesi – che ha personalmente pieno diritto di coltivare, ma che nella sua veste super partes potrebbe forse manifestare in forme meno apodittiche – la presidente della Camera è tornata a citare stereotipi infondati, come l’impossibilità di assistere partner malati in ospedale o di lasciare loro propri beni in eredità.
Una giurisprudenza consolidata e il libero e costante riferimento al codice civile dimostrano esattamente il contrario. E il ricorso al "luogocomunismo" può magari agevolare forzature dialettiche e ideologiche, non certo rovesciare la realtà dei fatti.
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