mercoledì 12 settembre 2012
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​Da Cuma un giovane scrive: «Non solo roghi tossici. Contro il popolo campano c’è una guerra da oltre 20 anni. Come tutte le guerre è combattuta su tre fronti: terra, aria, mare!». Sta passeggiando su una spiaggia che «farebbe invidia al mondo intero… completamente deserta… sullo sfondo le isole del Golfo… acqua color caffè…». E gli si intristisce il cuore. Quest’uomo, purtroppo, non è un pessimista che vede solo il male, ma vede e dice il vero. È come una sentinella, un’altra, che lancia l’allarme per svegliare i commilitoni immersi nel sonno. Il nemico è alle porte. Bisogna correre alle armi. Chiunque - ma sarebbe bene se lo facessero i diretti responsabili della cosa pubblica - può dare uno sguardo alla terra dove vive o, almeno, al web per capire che aria tira in Campania. Basterebbe partecipare a uno dei tanti incontri con i vari comitati che si vanno moltiplicando. Persone oneste, semplici, impaurite. Volontari che spendono il loro tempo, le loro energie, i loro risparmi per tenere alta l’attenzione sul dramma immenso che sconvolge la Campania.Bene farebbero i politici ad ascoltare attentamente. Bene farebbero i politici a tirar fuori un pizzico di coraggio e a portarsi con questa loro gente, magari in una notte senza stelle, nelle campagne, sotto i ponti delle superstrade, nei cento e cento posti dove i roghi ardono ancora, sprigionando fetore e morte. Bene farebbero i ministri responsabili dell’ordine, dell’ambiente, della salute dei cittadini, a ringraziare tutte queste persone. Bene farebbero, mettersi accanto a chi sta rischiando anche la vita per ridare dignità alla propria terra.Il caso, grazie anche alla campagna informativa di "Avvenire", va superando i confini regionali e anche nazionali. In questi giorni, una televisione tedesca ha trasmesso un ampio servizio sul dramma dei rifiuti industriali interrati o dati alle fiamme in Campania. La reazione dei giornalisti, soprattutto stranieri, è sempre quella dello sconcerto. Fanno fatica  a credere ai loro occhi. Vedere e odorare la terra che senza bruciare, emana fumo acre, puzzolente, che toglie il respiro e fa tossire, a quattro passi da centri commerciali e campi da calcetto, è per loro una follia. Si coprono bocca e naso con sciarpe e mascherine. Poi scappano via, lasciandoci la loro solidarietà. E guardandoci come si guarda un gatto con la testa di gallina. Come possono i nostri amministratori dormire la notte sapendo che quel fumo velenoso sta uccidendo la gente che dovrebbero tutelare?È una questione di soldi, dicono. Che non ci sono. Ma in attesa che, da chissà dove, arrivino, questi benedetti fondi, si potrebbero almeno chiudere (e in molti posti lo si può fare) le strade di accesso ai siti maledetti. Si potrebbero sgombrare i nomadi che con i loro bambini vivono e si ammalano proprio a ridosso del sito più maledetto di tutti...Niente. Non succede niente. Ma veramente lo Stato centrale può tirarsi in disparte demandando ogni responsabilità alle amministrazioni locali? Dal momento che queste ultime hanno già dichiarato, davanti al prefetto di Napoli e alla stampa, che non riescono, per mancanza di personale, di mezzi e di denaro, nonostante la dichiarata buona volontà, a tutelate questi territori, può lo Stato lasciare in balia della camorra e di politici incapaci (o impossibilitati a fare il proprio dovere) migliaia di persone? Il discorso, a mio ingenuo avviso, deve prendere una altra piega. Non si può condannare un popolo a soffrire e a morire perché "mancano i fondi". A memoria d’ uomo, soldi in abbondanza, in Italia  non ce ne sono mai stati. Ma all’occorrenza si trovano, e comunque si usano al meglio quelli che ci sono. Bisogna darsi priorità precise. E sostenere concretamente e pubblicamente la civile battaglia "dal basso" di tanti cittadini. Chi abita in un piccolo centro del Napoletano o del Casertano è un cittadino campano, italiano, europeo. Se negli anni ci sono state - eccome ci sono state… - da parte di alcuni collusioni, ruberie, ignavie, imbrogli, ebbene, che vengano perseguiti e condannati, ma non si lascino ancora soffrire e morire gli innocenti. Una vera democrazia si valuta soprattutto da questo. E il diritto alla vita e alla salute deve stare sempre al primo posto.
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