Se cʼè il vaccino un dovere vaccinarsi
giovedì 30 luglio 2020

La Premetto un parere personale, e so che non tutti sono d’accordo: vaccinarsi è un dovere sociale. Vaccinandoti, risparmi a te stesso le sofferenze e le inabilità che la malattia t’infliggerebbe, i costi del tuo non-lavoro, del tuo ricovero, delle medicine e del personale che ti dovrebbero essere dedicati. Tu hai l’obbligo di costare poco, anzi niente, anzi di rendere per curare quelli che costano. Vaccinarsi è un dovere umano e cristiano, voglio dire che c’è anche uno spirito cristiano nel vaccinarsi. Per tutta la vita ho fatto l’insegnante, e credo di non aver mai saltato un giorno d’insegnamento per influenza, perché? Perché mi vaccinavo. Siamo in piena estate, abbiamo il problema del caldo (tranne M49, l’orso trentino che si gode il fresco dei boschi e lo spazio della riconquistata libertà, se non lo riprendono prima che questo articolo venga pubblicato), non pensiamo all’influenza, ma qualche giornale si pone il problema: che facciamo al ritorno in città? Ci vacciniamo in blocco? Ma intanto abbiamo il problema del Covid, ci vacciniamo anche per quello? Non è un po’ troppo? In questa situazione, a fine luglio, arriva una notizia che vorrebb’essere una bomba: la Russia ha pronto il vaccino anti-Covid. Prima nazione al mondo.

Fra due settimane potrà usarlo. L’epidemia del secolo va sotto controllo. La notizia è lanciata da Mosca e rilanciata dalla Cnn. Se la notizia è vera, l’umanità ha vinto. L’umanità? E qui si scopre che l’umanità non è una, è sempre stata divisa e spaccata in blocchi. Credevamo che fossero blocchi economici, e che il blocco economico che avesse scoperto il vaccino avrebbe conquistato il mondo. Il Paese-leader del nostro emisfero aveva già lanciato l’offerta 'ostile' di acquisto: chi scopre il vaccino lo offra 'tutto' a noi, vogliamo essere noi a venderlo al mondo.

L’Organizzazione mondiale della sanità e la Chiesa cattolica raccomandavano: sia una scoperta per l’umanità, e non per un mercato. Sia un 'bene' e non un 'affare'. Un bel po’ di studiosi e intellettuali ha fatto proprio e rilanciato l’appello. Aspettavamo di vedere chi sarebbe stato lo scopritore, e a chi avrebbe offerto la grazia della sua scoperta: a tutti? Allora sarebbe stato come se a fare la scoperta fosse direttamente l’umanità. È il traguardo a cui deve tendere la storia. La battaglia contro una malattia endemica impegna l’umanità, non qualche singolo gruppo di uomini o qualche singola azienda.

Noi italiani eravamo coinvolti direttamente, perché una nostra azienda lavorava in accordo con l’università di Oxford ed era prossima al grande annuncio: abbiamo il vaccino. In questo momento, a quando pare, se Mosca dice il vero e se la sua non è una sparata autopromozionale, le cose vanno diversamente. Come nel film 'Ecce Bombo' di Nanni Moretti, i ragazzi riuniti su un colle per veder sorgere il sole lo aspettano dritti in piedi, e d’improvviso vedono davanti a sé le proprie ombre: il sole sta sorgendo alle loro spalle. Noi aspettavamo il vaccino da Oxford, da Pomezia, dall’America.

Ed ecco che il vaccino viene annunciato da Mosca. Mosca dice che è tutto pronto, fra due settimane emetterà il comunicato definitivo. Finisce così dunque? Ma no: il nostro mondo vuol conoscere tutte le fasi finora superate, i controlli, i collaudi, le analisi. Se il vaccino è stato scoperto, se è questo, se proteggerà le vite umane, è un grande traguardo della scienza, vuol dire che la scienza è andata molto avanti. Ma la scienza dovrebb’essere 'una', quel che scopre un istituto dovrebb’essere spartito, cammin facendo, con gli altri istituti. Se un uomo arriva su Marte non dev’essere un comunista o un capitalista. Basta che sia un uomo, per rappresentarci tutti.

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