giovedì 30 ottobre 2014
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​Ha fatto qualche rumore il sostanziale «lasciamoli pure affondare» scandito l’altra sera dal governo del premier inglese Cameron. È riferito ai barconi di profughi del Mediterraneo, ed è conseguenza della decisione di Londra di sfilarsi da "Triton" cioè dal pattugliamento e dai salvataggi in mare che la Ue si è infine risolta a organizzare, pur affievolendo l’impegno italiano di "Mare Nostrum". «Queste operazioni di soccorso creano un fattore di attrazione», si dice ora a Londra. Dunque, è meglio che "pochi" muoiano e molti siano dissuasi... Questo fa venire in mente un triste e poco noto precedente di un passato ancora recente, che non fa onore alla storia del Regno Unito.Era appena scoppiata la seconda guerra mondiale. E il governo inglese stabilì di usare il pugno di ferro nei confronti di tutti gli italiani di sesso maschile, tra i 16 e i 75 anni, presenti all’interno dei confini del Regno, per il timore che tra loro potessero esserci delle spie. Tra questi italiani ce ne erano, invece, molti che lavoravano in Inghilterra da diversi decenni, che avevano sposato donne inglesi e i cui figli combattevano nelle file dell’esercito di Sua Maestà. E c’erano anche numerosissimi esuli – ebrei compresi – che avevano lasciato l’Italia per sfuggire alle persecuzioni fasciste. A tutti però, antifascisti o meno, fu posta la seguente alternativa: o essere rinchiusi in campi di internamento oppure partire per l’oltreoceano. Tra le vittime più illustri di questa politica indiscriminata del sospetto e dell’espulsione ci fu anche don Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare e luminosa figura di antifascista, costretto a lasciare la casa londinese nella quale aveva trovato riparo nel 1924 e a partire per gli Stati Uniti d’America. Stessa sorte toccò ai tedeschi e agli austriaci che si trovavano sull’isola, indipendentemente dalle idee politiche professate e dal radicamento familiare.Un gruppo di 1.500 uomini tedeschi, italiani e austriaci, ragazzi di 16 anni compresi, fu fatto partire da Liverpool nel luglio del 1940, destinazione: un campo di concentramento in Canada. Tra questi solo un’ottantina di prigionieri di guerra. Furono tutti ammassati in condizioni disumane su una nave da crociera, l’Arandora Star, trasformata in una prigione galleggiante. La nave fu lasciata partire senza scorta e, inspiegabilmente, senza alcuna insegna che potesse farla individuare come adibita al trasporto di civili.Il 1° luglio del 1940 l’Arandora Star fu silurata da un U-boot tedesco al largo dell’Irlanda: era stata scambiata per una nave da guerra. Morirono affogati 800 "internati", più della metà italiani. Tra questi, solo per fare un nome, il sarto forlivese Decio Anzani, antifascista di lungo corso e segretario della sezione londinese della "Lega italiana dei diritti umani". Ai familiari delle vittime non fu mai riconosciuto un indennizzo. Né parole ufficiali di scuse sono state mai pronunciate negli anni dal governo di Londra. Sturzo scrisse a proposito di questa dissennata decisione inglese: «Dal 10 giugno del 1940 in poi il governo inglese perdette la testa: tutti coloro che avevano la cittadinanza italiana, pur risiedendo nel Regno Unito da 30 a 40 anni, furono ritenuti nemici (…). Anch’io, esule, antifascista, ammalato, a 69 anni di età, sarei dovuto andare in un campo di concentramento come straniero-nemico. Una imbarcazione di cotesti infelici, in maggioranza del quartiere di Soho, fu inviata senza scorta al Canadà, sull’Arandora Star, e finì silurata (…). Pochi si salvarono».Non vorremmo che, nonostante il triste e disonorevole precedente, a fronte del populismo e della xenofobia montante in settori dell’elettorato d’Oltremanica, il governo di Sua Maestà britannica avesse nuovamente perso il lume della ragione.
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