giovedì 8 marzo 2012
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Caro direttore,
c’è chi arzigogola sulla possibilità che sia giusto che circa cinquemila detenuti possano usufruire dei benefici del recente decreto legge Severino, eppure basterebbe considerare che in meno di tre mesi dall’inizio dell’anno, il tragico pallottoliere che misura le morti in carcere sta già oltre 13 (a oggi mentre scrivo) tra i detenuti. Ma poi ve ne sono due nelle camere di sicurezza e a questi va aggiunto un suicidio tra gli agenti di polizia penitenziaria. Non è il caso di raccontare che questi dati sono solo 'la punta dell’iceberg' di un pianeta dove nell’ultimo anno sono entrati 90mila esseri umani, e ne restano oltre 66mila nello spazio adatto a 45mila. Questi dati sono noti da tempo, al punto che a febbraio del 2010, in Senato fu approvata una serie di mozioni, a seguito di quella da me presentata mesi prima, con un voto pressoché unanime e la proposizione di 12 punti.
A due anni di distanza sono diventate realtà la norma sulle madri-detenute, quella sugli Opg (ospedali psichiatrici giudiziari) e sul ripristino di misure alternative al carcere. Ora c’è bisogno però di circolari ministeriali applicative, e di comportamenti conseguenti dell’amministrazione carceraria che ne permettano la realizzazione. Ecco perché – anche in un documento di queste ore del Forum della salute in carcere – torniamo a ricordare la necessità di un’immediata chiarificazione da parte del Ministero della Giustizia sulle detenuti madri considerando che, mentre scadeva il termine previsto dalla legge – approvata da mesi –, ancora un bimbo nasceva a Rebibbia. E lo facciamo in anticipo sul 31 marzo 2012, termine indicato dal decreto legge Severino, per dare indicazioni conseguenti rispetto alle scelte fatte sugli Opg. Ci fidiamo degli impegni presi dal ministro. Tuttavia non posso fare a meno di ricordare che, in casi analoghi, ci vollero anni e persino decenni per passare dalle parole (della legge) ai fatti (della vita carceraria). Speriamo che stavolta i fatti concreti (circolari, atti regionali, prese in carico Asl, ecc…) diano ali alla legge approvata e non che ne siano l’ostacolo, la tomba. Il documento che come Forum della salute in carcere abbiamo inviato in questi giorni ai ministri della Giustizia, della Salute e dell’Integrazione ha voluto significare proprio questo: fatta la legge, il cammino della Salute – anche per tutti coloro che a vario titolo sono nel carcere – deve continuare. Ognuno si assuma le proprie responsabilità.
Roberto Di Giovan Paolo, senatore Pd e presidente del Forum per la Sanità Penitenziaria
 
Applicare bene le leggi nel nostro Paese, caro senatore, è una sfida seria tanto quanto riuscire a portare in porto norme chiare ed efficaci. A volte persino di più. Mi auguro, e auguro al Forum che lei presiede, che la buona battaglia per l’umanizzazione della vita in carcere abbia successo pieno grazie all’impegno convergente di tutte le istituzioni, dei soggetti direttamente coinvolti e del volontariato. Certo, anche su questo fronte, l’attenzione di Avvenire non verrà meno.
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