Russia e Italia: pensieri amari a distanza di un secolo
sabato 14 aprile 2018

Caro direttore,

in questo tempo segnato dal peggiore spettacolo che la politica possa dare di sé, mi è casualmente caduto sott’occhio un lucido articolo di Nikolaj Berdjaev scritto poco prima del colpo di Stato dell’ottobre 1917, in Russia. L’articolo ha come titolo Il potere e la psicologia degli intellettuali e l’autore è, com’è noto, uno tra i migliori filosofi del mondo slavo tra il XIX e il XX secolo. Ne riproduco solo un frammento che mi sembra pienamente applicabile alla traballante situazione politica italiana laddove si sostituisca 'Italia' alla parola 'Russia' del testo: « Da qualche mese ormai la Russia sta di fronte al compito irrealizzabile di creare un’autorità di governo solida a partire da un materiale umano assolutamente inadatto a governare e a definire i destini dello Stato, un materiale umano che per il suo passato, per la configurazione psicologica non è tagliato ad amministrare e reggere un governo». Nessun commento. Cordiali saluti.

Lorenzo Fellin

Divertente, caro professor Fellin. Anche se, come lei, penso che nell’Italia del 2018 non ci sia granché da ridere. Divertente, ma non sorprendente. Rispondo con un detto della nostra tradizione popolare: «In mancanza di cavalli, si va coi ciucci». Oso augurarmi che non siano solo testardi e che si rivelino cavalli (di razza) in incognito. Lo so, lo so: sono un inguaribile ottimista, ma potrebbe persino accadere...

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