sabato 12 settembre 2015
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Adesso la candidatura di Roma è ufficiale, comincia la corsa per aggiudicarsi l’organizzazione delle Olimpiadi del 2024. Non resta che vedere se la città ha il fisico per affrontare e vincere la competizione, nella quale dovrà misurarsi con avversarie preparate e temibili come Parigi, Amburgo, Los Angeles. È un interrogativo da lasciare con il fiato sospeso fino al settembre del 2017, quando il Comitato internazionale olimpico prenderà la sua decisione, visto e considerato lo stato in cui versa la capitale d’Italia e anche le disavventure politico-giudiziario-mediatiche che sta attraversando ormai da mesi. I romani devono augurarsi una vittoria carica di aspettative (e d’incognite) oppure una sconfitta che non complichi ulteriormente le loro già travagliate giornate?Boston, per esempio, ha imboccato la seconda strada. Ma, proprio perché l’opportunità arriva in questo momento storico, ci sembra che per Roma l’alternativa non esista: se vuole tornare a essere all’altezza del suo nome – e deve farlo – non può rinunciare a sognare, a mettersi in gioco, a rischiare. Per il bene di tutto il Paese, tra l’altro, perché un avvenimento sportivo di tale portata coinvolgerebbe ovviamente anche altre città (si parla di Milano, Torino, Napoli, Palermo) e porterebbe flussi importanti di visitatori a beneficio dell’economia nazionale.O almeno dovrebbe. Tutto dipenderà dall’organizzazione, appunto. A quale romano, del resto, non piacerebbe poter godere di «un parco sportivo verde e ciclabile nella zona nord del Tevere», come annunciato ieri dal presidente del Coni Giovanni Malagò? E chi non vorrebbe il completamento e l’ampliamento degli impianti di Tor Vergata, dove nelle intenzioni del comitato promotore dovrebbe sorgere il nuovo villaggio olimpico? La lettera spedita ieri a Losanna promette bellezza, cultura, innovazione, sostenibilità, sobrietà e assicura, come richiesto dallo stesso Cio, «l’utilizzo futuro a favore della città delle strutture utilizzate per le Olimpiadi».Subito vengono in mente le "scottature" prese in occasione dei mondiali di Calcio del 1990 e di quelli, molto più recenti, di nuoto. Meglio, molto meglio guardare avanti: all’Expo di Milano, per esempio, che sembra aver smentito quelli che il premier Renzi chiama «gufi». E all’imminente Giubileo della Misericordia, che se ben gestito anche nei suoi aspetti "cittadini" potrebbe rappresentare un ottimo biglietto da visita anche per i signori del Cio. Dopo aver toccato il fondo, sprofondando in melmosi mondi " di mezzo" e "di sotto", è ora che Roma si dia lo slancio per tornare in superficie. Almeno per partecipare con onore, nello spirito del barone de Coubertin.
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