Resistiamo allo tsunami
domenica 19 dicembre 2021

E siamo a tre varianti in meno di un anno: l’incapacità di alcuni governi (purtroppo anche nella nostra Europa) di comprendere le lezioni di questi due anni sia sul piano interno sia nella lotta globale al Covid-19 ha favorito l’emersione di virus sempre più contagiosi. Continuare così può significare pregiudicare i sacrifici compiuti, peggiorando le prospettive future. Dopo Alfa e Delta, infatti, ecco Omicron. Anche prima del suo arrivo sapevamo che i mesi invernali sarebbero stati durissimi, perché Delta aveva già cambiato le carte in tavola con il suo elevatissimo livello di contagiosità, ma Omicron, se non agiamo con decisione, con le sue capacità di eludere l’immunità, potrebbe trasformare l’onda epidemica invernale in un vero e proprio tsunami.

A luglio, prima dell’avvento di Delta, il direttore dei Cdc americani Rochelle Walensky aveva annunciato che il Covid era diventato «una pandemia di non vaccinati». L’evoluzione epidemiologica ci costringe ora a ridefinire questa affermazione: con Delta, e ancor più con Omicron, i cittadini non vaccinati pagheranno sicuramente il prezzo più alto nei mesi a venire, ma i rischi sembrano ora essere aumentati per tutti. L’oltre 80% degli italiani che sono completamente vaccinati potrebbe presto scoprire che la situazione deve essere riconsiderata anche per loro. Per gran parte dell’estate e dell’autunno, a coloro che avevano ricevuto due dosi di AstraZeneca, Pfizer o Moderna o un’iniezione di Johnson & Johnson è stato correttamente detto che erano protetti dai rischi più gravi, specialmente se erano giovani e sani. Adesso le cose stanno cambiando e lo leggiamo nei dati preliminari che arrivano dal Sudafrica e dal Nord Europa.

Questi dati ci suggeriscono che due dosi di vaccino potrebbero ancora consentire frequenti infezioni. Anche se ricovero e morte appaiono episodi sempre più improbabili, le due dosi non mettono al riparo dalla diffusione della malattia. Anche milioni di persone vaccinate con due dosi, ma non completamente protette dall’infezione, portano nella nuova situazione un rischio maggiore di trasmettere al pari dei totalmente non vaccinati la malattia a bambini non vaccinati o parzialmente vaccinati, nonché ad adulti non vaccinati, non vaccinabili e immunologicamente vulnerabili. Inoltre, essi potranno anche trasmettere il coronavirus più facilmente tra di loro, anche in ambienti che in precedenza potevano sembrare sicuri per le persone vaccinate, ad esempio ristoranti, bar, cinema, teatri che, persino controllando rigorosamente lo stato di vaccinazione tramite il "super green pass", potrebbero diventare un terreno fertile per la trasmissione.

In effetti, le informazioni dal Nord Europa suggeriscono già che, nella nuova era di Omicron, anche grandi raduni al chiuso di persone completamente vaccinate possono diventare eventi super-diffusori. Fare tre dosi di vaccino, o due dosi dopo un episodio di Covid, sembra a oggi la soluzione che offre la maggiore protezione.

In Italia la campagna dei booster sta andando bene, e questa è una buona notizia. L’immunità a livello di popolazione potrebbe però risentirne anche in un altro modo: le persone che in precedenza erano protette a causa di una pregressa infezione da Sars-CoV-2 potrebbero ora essere piuttosto vulnerabili alla reinfezione e alla trasmissione della malattia.

Nello scenario peggiore si potrebbe vedere una forte pressione sui servizi sanitari anche se solo una piccola percentuale delle infezioni da Omicron portasse al ricovero in ospedale perché, se la variante prendesse piede, essa si diffonderebbe con tale rapidità che migliaia di persone potrebbero aver bisogno contemporaneamente di un letto ospedaliero. Certo l’impatto sarebbe attenuato se Omicron risultasse causare una malattia significativamente più lieve di Delta – una possibilità al momento purtroppo tutt’altro che confermata – e se la protezione dei vaccini contro le manifestazioni più gravi della malattia fosse forte. Ma anche in questa evenienza ottimistica è quasi certo che i casi aumenteranno soprattutto nelle aree sottovaccinate. Se con Delta il rischio di infettarsi per i non vaccinati era altissimo, con Omicron diventa quasi una certezza e potremmo assistere a un forte aumento della mortalità nelle aree a bassa copertura vaccinale. Le organizzazioni sanitarie devono muoversi preparando le strutture a questo tipo di evenienza.

Disagi ci saranno anche per i vaccinati che di fronte a un contatto stretto con un positivo dovranno comunque isolarsi per diversi giorni e rimanere a casa, basti pensare a un test con esito positivo in un’aula di scuola, che potrebbe mandare in quarantena dozzine di bambini e di conseguenza tenere i genitori lontani dal lavoro per potersi prendere cura di loro.

In questa lotta col virus, che si preannuncia ancora lunga, nessuno di questi scenari futuri è, però, ancora certo e l’esito dipenderà soprattutto da noi. Certamente dal governo, che però sta compiendo davvero un’opera di straordinario coraggio, prendendo decisioni opportune e tempestive che infatti diventano modello anche per quei Paesi che a distanza di quasi due anni si ostinano a non comprendere le regole d’ingaggio contro il virus. Dalle nostri parti, invece, assistiamo a modelli di comportamento sempre più corretti, in riunioni al chiuso o in strade affollate sempre più frequentemente assistiamo a persone che hanno imparato a indossare correttamente la mascherina, a rispettare le distanze. È un momento importante, l’esito della lotta dipenderà in larga parte ancora da noi cittadini che, seppure stanchi, siamo tutti chiamati ancora una volta a comportamenti saggi e responsabili, per il bene individuale e per quello della collettività.

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