giovedì 7 luglio 2011
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Egregio direttore,le "regole" di cui lei parla, a proposito delle quote latte, sono state ideate con l’intenzione di favorire la speculazione sul cibo e non certo per una qualsiasi forma di giustizia sociale o di "regole" in un mercato ecoliberista che fa della distruzione delle regole la sua ragione di vita, anzi, è bene che lei ricordi sempre che il cibo è vita e che chi lo produce deve essere incentivato e difeso, proprio contro le ragioni meramente speculative dei grandi genocidi speculatori che comandano nella Ue e nel Wto. Non dovrebbe sfuggirle il fatto che le scorte mondiali di cibo sono in rapida diminuzione mentre sono aumentati i movimenti speculativi sul cibo che ne hanno aumentato il prezzo in modo osceno e tale da provocare sommosse in mezzo mondo. Pertanto, appoggiando le ragioni degli speculatori genocidi e degli euroburocrati che stanno portando l’Occidente al crollo dell’economia fisica, lei si mette dalla parte di chi affama il mondo.

Massimo Lodi Rizzini

Non dovrebbe sfuggire neanche a lei, gentile signore, che la sua breve lettera tende a ripropormi in pillole amare (che mi scaglia addirittura contro) anche un po’ di tutto quello che Avvenire va spiegando da qualche annetto a proposito dei mortali «movimenti speculativi sul cibo»... È curioso che lei non lo sappia (o finga di non saperlo...) visto che scrive proprio a questo giornale e a me. Ancora più curioso – anzi, incredibile – è che lei provi a ridurre argomenti di tale portata a scudo dei furbetti e furboni delle «quote latte» (qualche distratto in buona fede ci sarà pure, ma abbiamo appurato da tempo che non si tratta della maggioranza...). Nessuno dei multati è noto alle cronache per le sue disinteressate battaglie per la distribuzione di cibo a favore degli affamati del mondo (e, qui, non credo di essere io il distratto, ma sarei davvero felice di poter essere smentito...). Lei può certamente provare a elevare la questione delle «multe» al livello ideale della polemica con gli euroburocrati e con le cavallette della finanza irresponsabile, ma il livello reale resta purtroppo quello che è: ci sono state regole violate consapevolmente, e per interesse, da alcuni. Tantissimi altri le hanno invece rispettate, quelle regole. Far pagare tutti (perché questo significherebbe non dare a ciascuno il suo, scaricando sui conti pubblici vicende e pesi privati non meritevoli di speciale attenzione) è perciò sbagliato e anche immorale. L’abbiamo detto più volte in questi anni, e continueremo a dirlo. Così come io penso e torno a dire che si può – e, a volte, si deve – obiettare davanti a una norma giudicata moralmente ingiusta, ma bisogna avere motivazioni all’altezza e soprattutto bisogna ricordarsi che la vera obiezione di coscienza non rappresenta mai un affare per chi la compie...
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