martedì 28 aprile 2015
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L’indignazione del presidente federale Tavecchio e del ministro Alfano – espressa con accenti sempre più gravi e pesanti secondo un rituale che affida alle parole, e non ai fatti, l’autorità di entrambi – è nulla in confronto a quella degli sportivi e di chi, come il sottoscritto, chiede da anni una svolta decisa nella lotta contro la criminalità da stadio e dintorni. Lo stesso capo della polizia, Pansa, ha nei giorni scorsi definito «criminali» i presunti ultrà che si sono introdotti, godendo di una sostanziale impunità, nel mondo del calcio, avvelenandolo con azioni che più nulla hanno a che vedere con il tifo; e tuttavia il ministro dell’Interno, il suo diretto superiore, continua a recitare il blabla dei Daspo che non sortiscono alcun effetto, suggerendone addirittura versioni internazionali, con ciò dimostrando la sua solare impotenza al cospetto dei granitici desideri dell’organizzazione calcistica che non vuol sentir parlare di provvedimenti pesanti come la "sospensione dei campionati", dannosa per il business ormai imperante contro ogni idea di sport, ma anche di una serena convivenza con la cittadinanza.In pochi giorni – nelle scorse settimane – i governi di Grecia e Turchia hanno fermato i campionati dopo una clamorosa rissa fra tifosi nel derby ateniese Panathinaikos-Olympiacos e l’aggressione al pullman del Fenerbahce, vale a dire gli stessi episodi registrati domenica a Torino prima e durante il derby della Mole, con l’aggravante della bomba carta lanciata nella curva "Primavera" dello Stadio Olimpico occupata da tifosi granata, conclusasi con decine di feriti e di arresti. Un tempo i messaggi sdegnati delle istituzioni venivano catalogati come frutto di demagogia e ipocrisia, oggi siamo davanti a una solare omissione di atti d’ufficio, visto che le leggi esistono ma sono deliberatamente ignorate, costringendo chi invoca atti decisi fin dall’omicidio di Vincenzo Paparelli allo stadio Olimpico di Roma (28 ottobre 1979), a citare periodicamente la normativa imposta in Inghilterra dalla Lady di Ferro Margaret Thatcher; come se l’Italia – patria del Diritto – fosse popolata di scimuniti.Non voglio ripetere il rituale elenco dei provvedimenti inglesi – puntualmente disattesi dalle autorità italiane anche dopo il recente assassinio di Ciro Esposito di cui sembrano menar vanto i cartellonisti dell’Olimpico di Roma – ma semplicemente suggerire le uniche sanzioni insopportabili per il signori del calcio business, vale a dire quelle che possono colpire le finanze dei club intenti a far sparire negli ingaggi a presunti supergiocatori, i cosidetti top player, quanto ricevono dalle pay tv mentre pretendono che lo Stato garantisca la sicurezza e la regolarità dei campionati, dalla A alla Z. Sospensione dei campionati e sanzioni pecuniarie milionarie possono richiamare l’attenzione della Federazione e della Lega e suggerire ai Grandi Controllori del Coni interventi sanzionatori che il presidente Malagò ha sempre minacciato e mai attuato, fiducioso nell’intervento decisivo di Tavecchio, paradossalmente l’unico che può fare interventi impopolari godendo già di una vasta impopolarità.Dopo oltre cinquant’anni di attività giornalistica svolta in questo mondo senza mai rinunciare alla denuncia di sobillatori, mascalzoni, truffatori e affini, provo vergogna per chi – assecondando un vezzo italico – affida alle parole e non alle azioni l’esercizio di un mandato istituzionale. Vien quasi da dire – rimpiangendo Giulio Onesti e il suo tempo, davanti al Peggio Che Avanza – "ridateci i Ricchi Scemi" che almeno pagavano il salatissimo conto delle loro follie calcistiche.
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