Questi giorni per capire la storia d'amore di Lui per noi
venerdì 19 aprile 2019

Caro direttore,

«Molti hanno le porte segnate, ma dentro non c’è l’Ospite divino. È facile avere sulla fronte il segno di Cristo, senza accogliere nel cuore la parola di Cristo». L’Ufficio delle Letture ambrosiano, nella domenica delle palme, ha proposto un testo di sant’Agostino che contiene questa frase lapidaria per nulla disposta a lasciare scampo. Come possiamo vivere i giorni santi del triduo pasquale senza lasciarci inquietare da questa constatazione? Possiamo fare tutto quello che la religione prescrive, possiamo avere tutte le carte in regola, possiamo avere l’aspetto degli uomini per bene, possiamo citare con precisione la Bibbia e i teologi più esperti... e non avere Cristo nel cuore. C’è qualcosa di più drammatico rispetto a questa possibilità? Vengono in mente le parole del papa emerito Benedetto XVI pubblicate qualche giorno fa: «Il Signore ha iniziato con noi una storia d’amore e vuole riassumere in essa l’intera creazione ». La Pasqua si ripropone ogni anno come l’occasione per ridire il nostro personale “sì” a questa storia d’amore, allontanando le ombre del formalismo e della doppia vita, che spalancano le porte al Male con le sue molteplici forme. Sommessamente, ma tenacemente, un popolo di uomini e donne che desiderano avere in cuore l’Ospite divino non è mai mancato nella Chiesa e nel mondo, e non manca neppure oggi. Il Signore ci dia la grazia di non accodarci ad altri che fanno del proprio ombelico il centro del mondo. Buona Pasqua!

don Simone Riva Cinisello Balsamo (Mi)

Com’è vero, caro don Simone! Non ho parole da aggiungere se non quelle del Papa quando, celebrando per la prima volta dopo secoli e secoli una grande Messa pubblica in terra d’Arabia, ci ha ricordato che la vita cristiana «Anzitutto (...) è sapersi, in Gesù, figli amati del Padre. È vivere la gioia di questa beatitudine, è intendere la vita come una storia di amore, la storia dell’amore fedele di Dio che non ci abbandona mai». E questo è motivo di «una gioia che nessuna persona al mondo e nessuna circostanza della vita possono toglierci ». Noi possiamo molto, Dio di più. Perché Deus Caritas est ci ricordò il Papa oggi emerito nella sua prima enciclica. Oggi la testimonianza dolce e sicura di papa Francesco ci è guida, oltre ogni formalismo e ogni doppiezza, ad «accogliere nel cuore» la Parola che nel segno della gioia e dell’amore cambia la vita e lo sguardo sulla vita nostra e degli altri.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI