giovedì 18 dicembre 2008
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I sondaggi sono come le donne chiacchierone di borgata. Parlano di tutto, tutto esaminano, e a volte risultano pure un poco fastidiosi. E però si fa fatica a non prestare ascolto. Anche quando si avventurano, come in questo caso, in territori non proprio facili da descrivere a furia di sondaggi. Da prendere, dunque, con un pizzico d’ironia anche quando trattano cose serie. Ad esempio della fede. La Fondazione tedesca Bertelsman Stiftung ha intervistato un sacco di gente nei Paesi europei e dal campione di 1000 intervistati italiani ha rilevato che l’89% si dice cattolico e il 44% si dice cattolico in modo "profondo". Per tutti costoro la fede ha influenza nella vita privata e pubblica, anche se su varie faccende in molti non seguono tutti i precetti e la dottrina. Gli italiani pregano più di tutti. Il 55% va a messa non meno di una volta al mese, e il 47% prega una volta al giorno. Questo sondaggio, così come le chiacchiere delle comari, registra anche qualche simpatica incongruenza. Come laddove indica che a fronte di un 89% che si dice cattolico, si ferma a 4 punti in meno (85%) la percentuale di quelli che credono in Dio. C’è gente dunque che si sente senza dubbio cattolica e però vive qualche dubbio su Dio. Interessante, e a ben pensarci, allegramente umanissimo. Questi dati che testimoniano una fede diffusa riguardano in modo marcato il mondo giovanile, più ancora che padri e nonni. Insomma, dal sondaggio tedesco l’Italia risulta un Paese in cui la fede è viva e giovane. Lo strumento del sondaggio tende ad appiattire l’oggetto di cui si occupa, e le cifre non possono di certo raccontare la vita della fede. Ma possono almeno indicare che la presenza di un fenomeno che si chiama fede cristiana e cattolica in Italia  non è, come molti vorrebbero e come molti media raccontano, una finzione, un rimasuglio del passato, o, peggio, qualcosa che si deve alla cosiddetta influenza politica di preti e vescovi. No, la fede è una vita, dove trova posto per moltissimi la preghiera, il sacramento, e un profondo riferimento al cristianesimo della Chiesa. C’è un elemento che la cosiddetta cultura laicista fa fatica a intendere -fino a tesserci sopra dell’ironia insipida. Mi riferisco al fatto che molti si dicano cattolici e contemporaneamente dichiarino di non farcela a seguire certi precetti o a faticare a "capire" certi inviti della Chiesa. Si vedrebbe in questo un elemento di "debolezza" della fede, se non di sbeffeggiata ipocrisia. Invece è proprio della esperienza della fede il senso di imperfezione, il fare i conti con i difetti e i peccati. E questo non impedisce, anzi semmai a volte rafforza un senso di legame, di affetto e di ricerca rivolti alla casa a cui si appartiene comunque.I cristiani sono degli innamorati della presenza di Cristo e della sua vittoria sulla morte, anche se e quando sono peccatori e quando fanno fatica, come sapevano bene Pietro, Tommaso e compagnia. Così fu all’inizio del cristianesimo e così rilevano ancora oggi i sondaggi. I cattolici, a differenza di altri, guardano sempre con un po’ di sana diffidente ironia chi si dichiara perfetto, coerentissimo e incrollabile sia di fronte a Dio che di fronte al sondaggista… Chi pretende di farsi angelo spesso diventa bestia, ricordava un gran filosofo. Forse ci voleva un occhio tedesco per rilevare in modo non viziato il fenomeno della fede nel nostro Paese, fuori dai fumi spesso inutilmente agitati di pregiudizi, sarcasmi, e riduzioni di ogni genere.
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