Il vescovo dona il rene a un indù: quel gesto che spiazza l'India
giovedì 2 giugno 2016
È un gesto talmente forte ed eloquente dello spirito giubilare dell’amore per il prossimo e della misericordia verso tutti coloro che sono nella sofferenza da avere suscitato, oltre che plauso e ammirazione, anche critiche e perplessità. Chi è ostile ai cristiani, e non sono purtroppo pochi nella più grande democrazia del mondo, capisce che una simile testimonianza di fede e di altruismo non può che segnare le coscienze e gettare ponti di dialogo sincero e disinteressato laddove qualcuno vuole invece dividere e imporre il proprio credo con la violenza e la sopraffazione.  Succede a Palai, nello Stato meridionale indiano del Kerala, dove il vescovo ausiliare di rito siro-malabrico, Mar Jacob Muricken, ha donato un proprio rene a un giovane indù gravemente malato e in pericolo di vita, di famiglia povera e sfortunata per diverse circostanze, non ultima l’incompatibilità per il trapianto di tutti i parenti prossimi. La scelta di monsignor Muricken nasce dall’incontro con un altro straordinario religioso, padre Davis Chiramel, fondatore di un’associazione che promuove la donazione samaritana, come viene chiamata dalla recente legge italiana, e che egli stesso ha praticato per primo nel 2009, sempre a favore di un concittadino di religione induista. Il suo esempio luminoso e la sua predicazione hanno convinto negli anni una quindicina di religiosi, comprese alcune suore, a seguirlo sulla strada davvero esigente dell’oblazione di una parte di sé per il bene del prossimo.  In un Paese che ha visto autentici pogrom di cristiani, come quello del 2008 in Orissa, quando estremisti indù massacrarono quasi 100 fedeli, per i quali recentemente si è aperta la causa di beatificazione in quanto martiri, e in cui ancora poche settimane fa è servita una petizione popolare per ottenere il rilascio di cattolici falsamente accusati di un grave reato, l’atto d’amore del vescovo di Palai è una risposta che spiazza. Perché si mette su un piano totalmente diverso, lontano da rivendicazioni, da proposte di dialogo, da offerte di perdono. Semplicemente, dice che c’è un amore più grande, quello di chi è pronto a rischiare la propria vita per l’altro, chiunque esso sia, senza nessuna condizione. L’amore insegnato da Gesù e testimoniato da coloro che hanno il coraggio di seguirlo. Salvezza per il giovane Suraj che ha ricevuto il rene, un seme di riconciliazione e convivenza per l’intera India. 
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