Quattro impegni per la sostenibilità davanti alle emergenze globali
sabato 3 giugno 2023

In questa travagliata stagione di choc globali e locali che si ripetono a ritmi sempre più frequenti (dal Covid all’alluvione della Romagna) il tema della sostenibilità sociale della transizione che stiamo vivendo diventa fondamentale.

Quali sono i limiti di tenuta della nostra società, e come possiamo rinforzarne gli argini? L’Economia civile parte dalla ferma convinzione, corroborata da solide evidenze empiriche e senso comune, che le fondamenta di una società sono il capitale sociale e le virtù civiche dei propri cittadini. Per questo motivo mette al centro l’obiettivo di far crescere le opportunità di partecipazione democratica e cittadinanza attiva che le alimentano e considera come ruolo principale e più efficace dei rappresentanti della cosa pubblica quello di diventare elevatori di energie della società civile con regole e incentivi che mobilizzino queste energie coerentemente col principio di sussidiarietà.

Alcuni esempi di regole generative sono quelli della legge 381 che ha fatto nascere decine di migliaia di cooperative sociali di tipo A e B che hanno favorito il reinserimento lavorativo di categorie fragili creando valore economico in tutti i settori dell’economia. Oppure, in misura più piccola ma importante, la legge 47/2017 che fa nascere la figura del tutor di minori non accompagnati grazie alla quale oggi più di 4.000 cittadini italiani si prendono cura di quasi 12.000 minori arrivati nel nostro Paese senza genitori. Un’altra iniziativa generativa e civile è quella che rafforza nel Pnrr il fondo nuove competenze al fine di incentivare e sostenere accordi a livello di contrattazione aziendale per la formazione continua dei lavoratori.

Uno dei punti cardine della sostenibilità sociale della transizione è proprio nella capacità di adeguamento delle competenze della manodopera di fronte a fenomeni come quello dell’intelligenza artificiale da cui ci si aspetta, secondo il World Economic Forum, 83 milioni di posti di lavoro persi e 69 milioni creati che senza una politica efficace di riqualificazione del lavoro rischiano di essere posti di lavoro vacanti. Importante che una parte di questa iniziativa sia affidata al protagonismo delle parti sociali (imprenditori e rappresentanze sindacali) che conoscono a fondo le specificità del problema nel loro settore e territorio.

È per tutti questi motivi che oggi consideriamo particolarmente importanti alcuni fronti su cui impegnarci e chiamiamo su questi all’impegno tutti i cittadini. Il primo è quello della crescita delle iniziative per la responsabilità sociale dei consumi e dei risparmi, quel voto col portafoglio che oggi viene sollecitato dalle stesse istituzioni ( goal 12 delle Nazioni Unite) e che rappresenta secondo il World Economic Forum uno dei cinque macro-trend più importanti del futuro. Qualche decina di anni fa con le botteghe di commercio equo solidale e con la nascita della finanza etica è stato gettato un seme che ha prodotto molti frutti e alberi fuori dal nostro giardino. È un segno di generatività, ma oggi le insidie di un fenomeno diventato di moda sono l’ipocrisia di chi dice e non fa e il rischio di scetticismo da parte dei cittadini.

Siamo inoltre in prima linea per la biodiversità d’impresa e per la crescita nel nostro Paese della vecchia e nuova cooperazione. Cooperare è la quinta operazione, quella socialmente e umanamente più redditizia (uno con uno fa più di due), e la tradizione del credito cooperativo in Italia ci parla di una creazione di valore di serie A che arricchisce e non depaupera i territori attraverso un patrimonio che appartiene alla comunità locale e finanzia investimenti per il territorio.

Il terzo fronte d’impegno è quello delle comunità energetiche, che rappresentano un voto col portafoglio nel campo dell’energia per vincere la sfida della transizione ecologica del riscaldamento globale attraverso forme di partecipazione e cooperazione dal basso. L’Unione Europea propone un target di 20% di energia prodotta da comunità energetiche proprio per ridurre l’ostilità e facilitare la partecipazione alla transizione da parte dei cittadini, oltre che per favorire le forme di autoconsumo che garantiscono servizi importanti di flessibilità alla rete. Il quarto fondamentale caposaldo è quello dell’amministrazione condivisa e delle pratiche di co-progettazione e co-programmazione, che rappresentano processi partecipativi che mettono in moto l’intelligenza collettiva di amministrazione e parti sociali per trovare soluzioni migliori alle politiche di welfare nei territori.

In questi giorni come economisti civili siamo impegnati nelle kermesse dei festival che si aggiungono al lavoro quotidiano nei territori. E ci rendiamo conto che in alcune tavole rotonde l’economia è vista come un aereo supersonico dove le grandi tendenze volano ad altezze siderali, incuranti di persone e territori. Non è un caso che depressione e povertà di senso di vita siano tra le malattie più diffuse dei nostri tempi. L’economia deve essere democrazia, partecipazione, cittadinanza attiva, generatività per tutti, e solo allora sarà civile. I meccanismi perché questo accada sono in grandissima parte già disponibili, come illustrato sopra.

Sta a noi impegnarci per far crescere e allargare questi spazi. Nel farlo ci accorgiamo di quanto possiamo rendere preziosa, generativa e felice la nostra esistenza.

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