Quale Chiesa ci sarà domani? Quella che saremo, accanto al Papa
martedì 11 giugno 2019

Caro direttore,
dice un’antica saggezza:« Summum jus, summa injuria », l’eccesso del diritto può dar origine a grandi danni. Vorrei accostare a questo proverbio un altro (frutto della mia immaginazione): « Summum studium, summa mora », l’eccesso di studio può causare grandi ritardi. E vorrei riferire ciò, con grande rispetto, all’ambito ecclesiale dove eccessi teologici iperspecialistici possono non far bene. Certo, se si ragiona in termini di eternità e di millenni, tutto diventa relativo. Ci sono, però, anche i “segni dei tempi” da cercare e da cogliere: i tempi di oggi e del futuro a medio termine, in una visione universale. Quanto “studio” sta mettendo, per esempio, la Chiesa su questioni che riguardano il progressivo coinvolgimento dei laici credenti (uomini e donne)? E quanto tempo sta passando dal Concilio Ecumenico Vaticano II? Penso anche ai temi delicatissimi e difficili del diaconato, del sacerdozio femminile, del celibato ecclesiastico obbligatorio. Secondo l’insegnamento della Chiesa, ci sono, mi pare, 44 dogmi che un credente deve osservare, esplicitazioni dei 21 dogmi contenuti nel Credo. Tra i dogmi c’è anche, come sappiamo, quello dell’infallibilità del Papa; ma le questioni citate rientrano nella sfera di infallibilità del Papa? Confessioni cristiane diverse da quella cattolica e anche la stessa Chiesa cattolica d’Oriente la pensano diversamente, come sappiamo. Se si tratta, invece, non di verità di fede, non di principi dogmatici, perché aspettare di avere proprio l’acqua alla gola? È già successo in passato che, per stato di necessità o perché sospinta da eventi esterni, o per propria convinzione, o per altre ragioni, la Chiesa cattolica abbia superato questioni e problemi che sembravano prima “irrisolvibili”. L’idea del “piccolo gregge” ha evidentemente la sua intensa profondità e il suo senso, ma, accanto a questo, vi è anche la necessità – credo – di cercare di allargare (nei modi consoni) il “gregge”, pensando anche ai suoi pastori. Quando la pazienza e la prudenza partoriscono sapienza (in senso scritturale e teologico forte, ma anche in senso pratico e pastorale), è già un pezzo di miracolo! È tempo di attesa umile, non ansiosa e ubbidiente, di invocazione e di preghiera, ma è anche tempo di Pentecoste, di fuoco, di scuotimento, di coraggio; Spirito di sapienza, di intelletto, di consiglio...

Renato Omacini Lido di Venezia

Posso solo consegnarle, caro professore, la mia semplice certezza di cristiano cattolico: la Chiesa continuerà a organizzare la memoria e la speranza e a seminare la Parola che è Cristo nelle vita attuale dell’umanità e con modi utili perché sia ben compresa. Per questo so anche che avrà ancora e sempre mani e teste e cuori di uomini e donne all’altezza del compito e scaldate dal fuoco della Pentecoste. Accanto ai consacrati ci sarà più responsabilità per i laici? Credo che sarà così e che il processo sia già in corso. Ci sarà pure più peso e spazio per le donne e il loro «genio »? Ne sono convinto. Ma credo anche che tutto questo non avverrà con pensieri e azioni secondo il mondo, ma smentendone schemi e presunzioni. E mi fido del Papa, ieri oggi e domani. Se stiamo con lui e camminiamo insieme, siamo sulla buona via.

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