Promessa ed esperienza salvano dalla solitudine
venerdì 7 giugno 2019

«Non sarai più solo, mai». Promessa impegnativa, se non vuole essere ridotta a una rassicurazione consolatoria. Con questa promessa si misureranno centomila persone – tante ne sono attese, tante hanno partecipato l’anno scorso – protagoniste del pellegrinaggio notturno a piedi da Macerata al santuario di Loreto, in programma, domani, sabato 8 giugno, e promosso in questo 2019 per il quarantunesimo anno da Comunione e Liberazione in collaborazione con le diocesi marchigiane e con altre associazioni e movimenti. Il titolo proposto quest’anno nasce dalle parole pronunciate in gennaio a Panama da papa Francesco, durante un incontro con i giovani: «Dio non ti abbandona mai. Dio non abbandona nessuno.

Dio ti aspetta e ti abbraccia, e se non sai la strada viene a cercarti. Dio ci dice: tu fai parte della mia famiglia e non posso abbandonarti alle intemperie». Come si fa a credere a questa promessa? Come è possibile verificare che non viene tradita l’attesa di chi sperimenta il peso greve della solitudine? Una solitudine dai mille volti, che può nascere dell’abbandono fisico da parte dei genitori, dei figli, degli amici, di una società cinica e indifferente. O dal sentirsi smarriti e impotenti di fronte alle avversità dell’esistenza. O da quella mancanza di senso per la vita che, per dirla con Cesare Pavese, taglia le gambe. Per uscire dalla solitudine dobbiamo incontrare un volto amico a cui guardare, ci vuole la possibilità di 'vedere Dio', di sperimentarlo come Qualcuno di presente.

Lo ricorda Julián Carrón, presidente della Fraternità di Cl, nel messaggio inviato ai pellegrini che sabato notte cammineranno verso il luogo dove si fa memoria del fatto che ha cambiato la storia dell’umanità, il 'sì' di Maria: «Si vive solo per qualcosa che accade ora. Come fu all’inizio del cristianesimo, il Mistero ci raggiunge attraverso una presenza dai tratti umanissimi, quella di persone che provocano in noi stupore per come vivono le cose di tutti i giorni, tanto che le sentiamo subito come familiari e alla nostra portata, perché ci abbracciano così come siamo e ci consentono di affrontare anche i momenti più bui con speranza».

La Chiesa 'ospedale da campo' più volte evocata da Francesco si propone come compagna di viaggio di una umanità ferita, e insieme – consapevole della sua vocazione – propone un cammino di riscoperta e valorizzazione dell’umano, un compito a cui ogni cristiano è chiamato. Non è dunque un caso che all’alba di domenica, quando i pellegrini arriveranno sul sagrato della basilica lauretana dopo avere camminato per 28 chilometri, riceveranno ciascuno un piccolo crocifisso, un gesto che lega questa iniziativa al mese missionario straordinario indetto dal Papa per il prossimo ottobre. Non sarà il 'souvenir' del pellegrinaggio, ma un gesto impegnativo per ricordare che Gesù, offrendo la sua vita per la salvezza di ogni uomo, domanda a quanti decidono di seguirlo di esserne testimoni credibili, di mettere l’esistenza al servizio dell’umanità. Dio promette di non lasciarci soli, mai. E ci chiede di non lasciare soli i nostri fratelli e le nostre sorelle, uomini e donne.

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