Un figlio disabile, un padre violento. Ma nessuno se ne era accorto
giovedì 28 marzo 2024

Vivere con la disabilità accanto, non sopravvivere, ma vivere pienamente, è sicuramente l’impegno più gravoso per un genitore. Una vera impresa. È come tutte le imprese ha momenti di dolore e gioia, di fatica e felicità. Ma deve essere accettata. Accettare che tuo figlio che immaginavi bello come il sole, per il quale già costruivi un futuro di soddisfazioni, sia invece un “diverso”.

Lo devi fare perché è tuo figlio e non un problema, anche se la vita sarà piena di problemi. Un’impresa che mette alla prova la coppia, che però non può e non deve essere lasciata sola. Altrimenti i problemi diventano drammi. Come quello scoperto grazie alla professionalità e sensibilità dei magistrati di Benevento. Una storia da “codice rosso”, di violenza, di solitudine. Dove le vittime sono una mamma e il figlio disabile, e il violento è il papà. Una storia che conferma come nel rapporto con la disabilità il genitore “forte” sia la mamma, mentre il papà non poche volte va in crisi. Forse perché una mamma è abituata al dolore, fin dal parto, e a trasformarlo in gioia.

La disabilità si carica così sulle sue spalle, una sicurezza anche per il papà. Così quando anziano si trova da solo, può scattare la disperazione che sfocia in dramma, con la ricerca della morte come soluzione per quel figlio “diverso” e per se stesso. Anche se quel figlio lo si ama tantissimo. Non sappiamo cosa pensasse il papà di Benevento, non ci permettiamo di entrare nei suoi sentimenti. Cosa abbia fatto scattare la “non accettazione”. Ma non può non assalire una profonda tristezza e anche rabbia. Come non essere tristi di fronte a un padre che, quando scopre che il figlio è affetto da una grave forma di autismo, assume atteggiamenti offensivi e minacciosi nei confronti dei familiari. Se la prende con la moglie, “colpevole” per quel figlio così difficile, misterioso, eccessivo.

Certo la patologia è complessa, come tutte le forme dello spettro autistico e in generale le disabilità mentali, è faticoso comunicare col proprio figlio, ma farlo comunque crescere, con continuità e tanto amore. Invece questo papà si sfoga addirittura danneggiando i giocattoli del figlio, strumento educativo e di comunicazione e segno di questo amore. Cosa c’è di più bello degli occhi felici di un bimbo per un giocattolo regalato dal papà? Invece per ben dieci anni la vita di questa famiglia è solo piena di violenze. Fino ad arrivare ad una vera una aggressione fisica dell’uomo alla moglie, salvata del figlio maggiore.

Davvero una storia triste che provoca anche rabbia. Possibile che in dieci anni nessuno si sia accorto di questo clima di violenza? Dove erano i servizi sociali che devono aiutare i genitori messi a dura prova da una vita comunque “diversa”? Qualcuno ha provato a sostenere quel papà così fragile da arrivare a reazioni così violente? Non risulta. Finché la mamma ha deciso di andare a denunciare il marito e ancora una volta è toccato ai magistrati intervenire, sostituendo chi avrebbe dovuto farlo ben prima.

Così all’uomo è stata applicato il divieto di avvicinamento ai familiari che sono ora seguiti da un centro antiviolenza. Ma resta tanta rabbia. Perché è possibile non lasciare sole le famiglie, ci sono servizi pubblici e realtà del Terzo settore che offrono professionalità, vicinanza, affetto. Sostegno ai disabili e ai loro genitori. È possibile trattare il mondo della disabilità mentale in modo efficace, anche e soprattutto in famiglia, evitando che resti nascosto e abbandonato, fino al prossimo dramma.

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