mercoledì 10 dicembre 2008
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Caro Direttore,di recente Benedetto XIV ha rivolto un vibrante appello ai cattolici perché si impegnino in politica per perseguire il bene comune. Noi ci associamo per invitare tutti gli uomini di buona volontà a unirsi incoraggiandoli per «battere un colpo» sui temi fondamentali della vita: diritti umani, dignità, uguaglianza. È doveroso esigere da chi riveste una funzione istituzionale una condotta irreprensibile sul piano civico e morale, privato e pubblico.  Dovrà avere un autentico spirito di servizio. Dovrà rispondere dei suoi beni privati e di quelli pubblici finché dura il suo mandato. Tutto ciò per evitare il minimo dubbio o sospetto nell’amministrazione del pubblico denaro. Il controllo e l’interessamento dei cittadini elettori contribuirà a evitare dubbi di legalità e intrecci malsani di ruolo amministrativo con interesse privato. Se l’attenzione del cittadino alla cosa pubblica sarà costante, egli sarà in grado di esprimere a suo tempo il proprio voto con una vera cognizione di causa. La democrazia partecipata e informata è vera democrazia; altrimenti, rischia di sconfinare in oligarchia (potere dei pochi sui molti).

Giancarlo Maffezzoli & Mario Mozzi, Garda (Vr)

Pubblico questo vostro messaggio, cari amici, perché contiene due istanze centrali. Centrali non solo nel sistema di valori dei cattolici, ma anche nelle sorti della nostra democrazia. Ogni giorno dai nostri lettori sale - con la pacatezza della riflessione, ma anche con la forza dell’indignazione - una forte richiesta di «pulizia» nella gestione della cosa pubblica, un pressante richiamo ai valori della coerenza e della trasparenza nella vita del Paese. Una domanda sacrosanta, condivisibile da chiunque creda - laicamente - nel valore etico dell’azione politica. Ma che rischierebbe di rimanere utopistica, e anche un po’ ingenua, se non s’accompagnasse a una vigilanza effettiva da parte del cittadino elettore - del «popolo sovrano» - tramite un uso informato e critico del voto e degli strumenti di controllo democratico, sia parlamentari, sia amministrativi, sia culturali (e anche a questo proposito, il ruolo dei mass media è evidente). Credo che la trasparenza e la coerenza siano fondamenti essenziali della democrazia moderna: l’operato di chi gode d’un mandato politico deve essere sempre verificabile; deve poter essere discusso nel libero confronto delle idee e - soprattutto - deve poter essere sottoposto al vaglio dei fatti, senza zone d’ombra. Insomma, fatta salva un’ampia sfera di personale riservatezza, l’uomo pubblico - soprattutto se cattolico - deve sapersi mettere a disposizione della comunità in modo esemplare. L’appello del Papa a una presenza vigile e appassionata dei credenti nella vita collettiva non nasce affatto da uno «spirito di crociata», come vorrebbero dar a intendere certi polemisti laicisti e anticlericali, ma anche dall’amore autentico per il bene comune, per il destino di tutti, di cui i «valori non negoziabili» sono il fondamento più solido.
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