Perché la (il)logica del «fare cassa» non può governare sugar tax e azzardo
martedì 5 novembre 2019

Gentile direttore,
se la cosiddetta “sugar tax” – la tassa sullo zucchero e le bevande gassate – serve per fare cassa, nulla da dire. Ma non si può sostenere che viene messa una tassa per indurre i consumatori a scelte alimentari più sane perché, anche dopo aver pagato il balzello, non è che il prodotto faccia meno male...

Roberto Colombo Milano

Lei non ha torto nell’indicare questa contraddizione, gentile signor Colombo. Ma è persino banale sottolineare che se c’è da scegliere che cosa tassare, è certamente meglio tassare comportamenti sbagliati e poco sani piuttosto che attività sane e prodotti altrettanto sani e, magari, di prima necessità. L’importante è che non si resti incatenati all’obiettivo di “fare cassa”, che lei riconosce e assolve. Altrimenti si finisce per consegnarsi alle (il)logiche che purtroppo governano il boom dell’azzardo, vera bomba sociale e distruttrice di ricchezza che si stenta ancora a disinnescare nonostante i passi avanti in questo senso perché garantisce un gettito fiscale al quale appare difficile rinunciare in tempi di conti in disordine. Eppur si deve. Una funzione fondativa di queste “tasse di scopo” dev’essere, appunto, quella di ridurre scelte e consumi dannosi, non di imbalsamarli o paradossalmente di incentivarli...

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