Per Napoli Per davvero
venerdì 6 gennaio 2017

Ma si può vivere in una città dove, alle dieci del mattino, si spara tra la folla e quasi si tira un sospiro di sollievo se una bambina di 10 anni, "per fortuna" è stata colpita in modo non grave a un piede, nel corso di una spedizione punitiva contro tre senegalesi, anch’essi feriti, ma dei quali neppure si dà conto delle condizioni di salute? Napoli si è ripresa, a modo suo, lo strillo di cronaca in prima pagina, mettendo in campo tutti gli estremi possibili. E sul versante del male: non solo la violenza, pane quotidiano di una città costretta a pagare, tutta intera, l’odioso pizzo alla propria dignità, ma tutti i suoi velenosi derivati a cominciare dalla leva, sempre più aperta e ostentata che la malavita ha lanciato, come un’opa avvelenata, sui ragazzi e sui giovanissimi arruolati come "merce" di ricambio nelle guerre per il predominio territoriale sul malaffare. Alla Napoli stremata dalle mille analisi, diventata laboratorio a cielo aperto di introspezioni e di approfondimenti di ogni specie e natura, non occorre, dal momento che sembra inutile, l’esercizio del "dito nella piaga", che, peraltro, ormai son troppe. Ma un occhio più attento alla realtà, quello sì, è necessario e, chissà, può anche aiutare davvero.

In questa città non solo si può vivere, ma, in aggiunta, si ha il dovere di farla vivere. Napoli non è un terreno piantato irrevocabilmente all’erba cattiva della malavita; né si può pensare che essa si sia consegnata una volta per sempre alla vita grama dei "tirare a campare" che in troppi casi vuol dire tirare a morire. Far vivere Napoli non può essere soltanto una formula vuota, tenendo conto che anche la speranza, qui, molte volte è riuscita a girare a vuoto, a spegnersi e perdersi per strade che non erano sue. Fu Giovanni Paolo II, nel corso della sua storica visita agli inizi degli anni Novanta a parlare di una speranza da "organizzare", da rendere concreta e spendibile nella vita quotidiana di una città assediata da tanti mali ma, proprio per questo, posta di fronte all’esigenza di guardare più a fondo in se stessa e darsi, in conseguenza, uno stile di vita più consapevole e più attento al bene comune.

Una speranza da costruire, quindi, e da innestare come più volte anche la Chiesa di questi anni ha continuato a fare, estendendo sul territorio una rete di solidarietà che va esattamente nel senso opposto del reclutamento malavitoso. Ma la città, come espressione di vita comunitaria e collettiva, non può mai stare sullo sfondo. Ciò che fa e vive giorno per giorno conta. Le sue scelte e i suoi atti non restano senza traccia.

E viene allora da pensare, puntando gli occhi e il cuore alla realtà, che la sparatoria in pieno centro, a Forcella, ha finito col sovrapporsi al fatto di vita cittadina dominante in questi giorni, anzi settimane, anzi mesi: la febbrile, frenetica, arroventata 'caccia al biglietto' per la partita di ritorno al San Paolo, in marzo, del Napoli contro il Real Madrid nella Champions League. Senza contare che sul fronte del dibattito, il più vivo – tuttora in corso – riguarda sempre gli 'azzurri', anzi l’azzurro per eccellenza, Maradona ( chill ca e’ semp meglio e Pelè) per il quale i melomani sono insorti parlando di profanazione perché El pibe de oro parteciperà nientemeno che al Teatro San Carlo a uno spettacolo commemorativo dello scudetto al Napoli. Parlare di una città nel pallone è banale, ma anche vero.

Ascoltare, dalle interviste di cronisti già largamente mobilitati, le autentiche epopee e imprese di chi è già riuscito ad accaparrarsi il prezioso tagliando, a cifre già da capogiro, ma che sono diventate stellari nel bagarinaggio di strada o 2.0 via Internet, dà certo da pensare. Il qualunquismo della città 'povera' e dei 40mila biglietti 'bruciati ' in 48 ore e del San Paolo troppo piccolo per ospitare «tutta Napoli », lo lasciamo da parte. Obiettivamente, si tratta di un grande evento. Ma questa passione ha il limite di un semplice articolo determinativo: riguarda 'il' Napoli e forse, seppure ostentata, c’entra invece poco con Napoli. E invece la partita da vincere è proprio questa, il campo da conquistare non è il recinto stretto del San Paolo. La speranza per Napoli non può essere un gol in più.

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