sabato 25 luglio 2015
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Caro direttore, ancora una volta mi rivolgo all’unico quotidiano che dedica al tema dell’azzardo la necessaria attenzione, titolando giorno dopo giorno, anche a tutto campo, in prima pagina. Impossibile ignorarlo. Tra i tanti problemi che affliggono oggi il nostro Paese, l’azzardo non è certo l’ultimo. Voi di 'Avvenire' l’avete ben chiaro e mi piacerebbe che così fosse anche per tutti coloro che hanno cuore la salute fisica e morale dell’Italia. Azzardomafie è il nuovo termine che avete coniato con un linguaggio giornalistico incisivo e coraggioso, che denuncia una vera e propria associazione a delinquere tra ’ndrangheta, camorra e mafia siciliana scoperta da magistratura e forze dell’ordine. Il peggio del Paese ha infatti stretto un «patto scellerato» per spartirsi una torta dagli enormi interessi, mettendosi in stretta e diretta concorrenza con lo Stato, che appare indifferente a tutto salvo a lucrare a sua volta sul gioco d’azzardo, di cui – almeno in teoria – detiene il monopolio. 
 
C’è una schizofrenia istituzionale da cui emerge una drammatica impotenza e un sempre più vistoso sospetto di complicità. Complicità per incompetenza o per ignavia. Complicità per calcolo o per miopia. In ogni caso, un vuoto di potere culturale, che dà spazio e offre possibilità alla diabolica triplice alleanza mafiosa. Il silenzio dello Stato è assordante; il muro di gomma del Ministero dell’Economia e delle Finanze alle ripetute sollecitazioni di parlamentari, enti locali e associazioni di cittadini è offensivo; perfino dai Ministeri della Salute e del Welfare le voci che si alzano sono così tiepide da risultare prive di risonanza. Eppure numeri e dati dovrebbero far tremare le vene e i polsi. L’epidemia di azzardopatia dilaga grazie anche al moltiplicatore tecnologico del cosiddetto gioco on line, che non ha alcuna giustificazione, su nessun piano, neanche fiscale, dal momento che è il terreno preferito di evasori totali, che si nascondono dietro l’etichetta di un qualsiasi centro di trasmissione dati a distanza. Lo Stato sa e tace. Rinuncia a prendere iniziative di forte impatto anche solo sul piano della denuncia della intrinseca immoralità del sistema e della sua crescente pericolosità sul piano della salute. Meno male che 'Avvenire' c’è! E tiene alta l’attenzione. Eppure il Parlamento in questa XVII legislatura si è occupato del problema fin dalle sue prime battute e lo ha fatto a partire dalla Commissione Affari sociali della Camera, per dimostrare quale fosse la ricaduta del problema sul piano della salute e dell’etica pubblica. Ma a tutt’oggi il governo ignora questa iniziativa e questa voce importante. Per un po’ si è trincerato dietro la falsa promessa di un decreto fiscale ad hoc, poi – dopo errori e clamoroso fallimenti – evita perfino di rispondere a interrogazioni e a interpellanze sul tema! 
 
'Avvenire' scrive dunque ora del «patto scellerato» delle
azzardomafie. È così, perché la criminalità organizzata ha identificato nell’azzardo un nuovo investimento privilegiato. Come già la droga e i rifiuti tossici. E si prende gioco contemporaneamente dello Stato e dei cittadini. Ma la voce delle tante associazioni che cercano di opporsi a questa nuova forma di schiavitù non è ascoltata. Da tempo chiediamo una legge semplice e forte, che dica a chiare lettere che 'giocare' nuoce pesantemente alla salute, che chi induce all’azzardo prima o poi consegna persone e risorse alla criminalità. Ma, caro direttore, creda che peggio del «patto scellerato» tra le associazioni a delinquere del nostro Paese c’è solo il silenzio del governo e la complicità muta del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che si nasconde dietro calcoli complicati, nell’illusione di garantirsi un gettito fiscale pur continuando a concedere agevolazioni-calamita che accrescono lo sfascio fisico e morale. La ringrazio una volta di più per l’attenzione al tema e a chi si batte per arginare il dilagare dell’azzardo. È una battaglia che non possiamo e non vogliamo perdere.
*Deputato di Area popolare
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