Non chiamateli tifosi: sono criminali
lunedì 23 gennaio 2023

Non chiamateli tifosi. Non lo sono. Sono delinquenti e come tali devono essere trattati. Il calcio, lo sport, la passione per la squadra del cuore non c’entrano un bel niente. Sminuire la portata delle loro nefande azioni è pericoloso. Fanno paura, sono nemici del vivere civile, del sano divertimento, del riposo domenicale, della dignità delle persone. Ci sarebbe tanto da indagare sulla loro psicologia. Che cosa porta giovani - sani, belli, liberi – a essere tanto stupidamente violenti? Che cosa li spinge a far male a loro coetanei sconosciuti senza nessun motivo e rischiando di essere arrestati? Il calcio non c’entra niente. È solo la valvola di sfogo attraverso la quale espellere il marciume accumulato dentro da chissà quando tempo e per quali motivi. Il calcio, però, come le famiglie, la scuola, la Chiesa, la politica, devono mettersi in seria discussione e domandarsi che cosa accade a questi giovani e perché. Lo sport rende un ottimo servizio a chi lo pratica e a chi se lo gode dagli spalti o rimanendo a casa. Accadono, invece, sovente, episodi che ci fanno arrossire. Come quello avvenuto domenica scorsa a Pagani, nel Salernitano, dove la squadra cittadina giocava con la Casertana. Per le strade ci sono stati scontri violentissimi tra le diverse “tifoserie”. Addirittura un autobus è stato dato alle fiamme. Sotto le abitazioni della povera gente. Incommentabile. È proprio il caso di dire che stanno giocando con il fuoco. E di fuoco si muore. Alcune famiglie sono rimaste senza casa, e non perché c’è stato il terremoto.

Incoscienti? Certamente. Ma - possiamo dirlo senza timore di essere eccessivi? - incoscienti e criminali. Avrebbero potuto procurare una strage. E pensare che non siamo nella tormentata Ucraina in guerra, ma in un Paese civile, in tempo di pace. Che avete fatto, poi, ragazzi, dopo l’atto criminale? Di certo, siete andati a nascondervi. I vigliacchi fanno sempre così: procurano danni, fanno male a sé stessi e al prossimo, sprecano e fanno sprecare tempo e risorse, scompigliano gli animi, poi corrono a mimetizzarsi nella massa. Una volta individuati e isolati fanno pena. Balbettano, si giustificano, gettano la colpa sugli altri.

Sarebbe bello se fossero i loro stessi genitori, gli amici, i veri tifosi e gli organizzatori a denunciarli. Ancor di più, se si facessero avanti da soli chiedendo perdono e accettando di pagare per il male fatto. Sarebbe bello se i responsabili del vergognoso scempio avvenuto domenica pomeriggio a Pagani accettassero – virilmente - di essere aiutati a ritornare spensieratamente giovani. Non permettiamo che il gioco del calcio venga penalizzato per colpa di tanta gratuita violenza. Non permettiamo che i veri tifosi vengano infangati senza colpa. Non lasciamo umiliare la nostra Campania, non lo merita. Viva il gioco del calcio. Viva lo sport – qualsiasi sport - quando educa alla gratuità, alla gioia di stare insieme, alla competizione onesta e virtuosa. Viva la domenica pomeriggio allietata dall’emozione di una partita di pallone.

Il nostro no alla violenza, a cominciare da quella verbale, è totale, senza ambiguità, senza sconti, senza ipocrisia. Chiediamo che i facinorosi che hanno gettato nel panico la buona gente di Pagani vengano al più presto individuati e severamente puniti. Perché imparino a rispettare e gustare la bellezza della vita propria e quella altrui. Le partite di pallone si giocano all’interno del campo tra i calciatori stimolati dall’incoraggiamento dei tifosi. Con la violenza becera esercitata fuori dagli stadi da chi si porta dentro insoddisfazioni e malesseri mai risolti, non hanno nulla da spartire.

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