giovedì 4 agosto 2016
La camorra preoccupa meno del terrorismo, ma è peggiore
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I cittadini hanno il diritto di vivere sereni. Tutti e in tutte le città. A Napoli, purtroppo, non accade. La camorra, imperterrita, continua a tenere in ostaggio la città. È triste dirlo, ma è terribilmente vero. Basta dare uno sguardo ai morti ammazzati per le strade, in pieno giorno, nei vari quartieri. I camorristi si dividono le zone, si spartiscono somme da capogiro derivanti soprattutto dallo spaccio delle droghe.  Detengono un potere criminale che li ammalia e li distrugge. In questi primi giorni di agosto, a Napoli c’è stato un altro agguato. Due morti e un ferito. Il copione è sempre uguale. Anche il cronista non sa più che scrivere. Per quanto i criminali siano scaltri e diffidenti, arriva sempre il momento in cui abbassano la guardia. Scatta in quel momento la loro condanna a morte. I sicari arrivano a bordo di moto di grossa cilindrata. Casco integrale in testa per non essere riconosciuti. Corrono alla velocità della luce. Tutto avviene nel giro di pochi minuti. Breve alito di tempo che basta a fare di un uomo vivo un cadavere riverso sull’ asfalto. Gli ultimi ammazzati avevano 25 e 32 anni. La sparatoria, come sempre, è avvenuta in pieno giorno, in mezzo alla gente spaventata. I bambini hanno visto. Sono rimasti traumatizzati, ma nessun psicologo è previsto per venire in loro aiuto. Porteranno scolpito per sempre negli occhi il terrore che li ha invasi. I loro coetanei stanno al mare. A riposare. A divertirsi. Loro no. Se le stragi avvenute in questi mesi nella città di Napoli avessero una matrice diversa da quella camorristica, le avremmo affrontate in altro modo. Se a seminare terrore e morte fossero dei terroristi, ci saremmo allertati prima e in modo più efficace. Se, invece, a uccidere è la camorra – la solita camorra - pian piano ci facciamo l’ abitudine. È triste dirlo, ma è così. E invece deve essere il contrario. Le guerre civili sono sempre le peggiori. Quando il nemico abita sul tuo stesso pianerottolo, parla la tua stessa lingua, con lo stesso accento, magari è stato con te a scuola o è un lontano parente, il dramma si ingigantisce. La camorra napoletana è insopportabilmente viva. Vero è che i capi sono stati quasi tutti assicurati alla giustizia, ma i loro posti non sono rimasti vuoti. Dal carcere continuano a comandare. A impartire ordini e condanne a morte. A spartirsi la città come se fosse la torta preparata per il loro compleanno. E fuori c’è chi obbedisce ed esegue con lo stesso zelo di un postulante in convento. E fuori c’è un popolo assetato di vita. Un popolo stanco e sfiduciato. Un popolo che ogni giorno fa fatica a portare un pezzo di pane a tavola. Un popolo abituato a guardarsi le spalle a ogni passo che fa. La città di Napoli merita un’ attenzione particolare. Basta fare il conteggio degli agguati, delle sparatorie, dei morti ammazzati e poi paragonare la città partenopea alle altre città della nostra bella Italia per capire immediatamente che bisogna correre ai ripari quanto prima. No, non mi rassegno a essere cittadino europeo e a dovermi difendere oltre che dal terrorismo internazionale, anche e soprattutto da quello, più subdolo e pernicioso, dei camorristi di casa mia.  La nostra gente è in pericolo. E chi ci governa deve prenderne atto e agire di conseguenza.SIAMO TUTTI IN PERICOLO Gianluca è un padre buono e laborioso. Matteo, il suo bambino, soffre di una grave e rara malattia. Con gli ospedali - non solo quelli campani – questa famiglia ha un rapporto quasi giornaliero. L’ altro giorno sono in auto, diretti verso la zona ospedaliera di Napoli quando vengono avvicinati da due motociclette di grossa cilindrata. I centauri sono armati. Gianluca pensa a una rapina. Invece no, non è una rapina. Uno di loro si affaccia al finestrino aperto e guarda all’ interno. Attimi di panico. I cuori galoppano. All’ improvviso, colui che si è affacciato si ritrae e ordina agli altri di lasciar perdere e di proseguire. Un’accelerata ai motori e via a tutta velocità. Gianluca sono impietriti. Capiscono di essere finiti nel mirino di una delle tante bande armate che, evidentemente, aveva sbagliato bersaglio. Ci sono cose che nessuno potrebbe immaginare se chi le subisce non le raccontasse nella loro cruda realtà. In questo modo non si vive. Non si può vivere. Non si deve vivere. A mali estremi, estremi rimedi. I mali ci sono tutti. Occorre decidere quali drastici rimedi prendere. E occorre farlo immediatamente.
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