Parità di genere e stop alla violenza le battaglie che impegnano l'Europa
mercoledì 8 marzo 2023

La violenza contro le donne e le ragazze e la violenza domestica sono una piaga diffusa e una manifestazione di discriminazione nei confronti delle donne e dei componenti più vulnerabili delle famiglie. Da un recente sondaggio di Eurostat è emerso che fino al 41% delle donne ha subito violenze. Con l’entrata in vigore, nel 2014, della convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (“convenzione di Istanbul”), gli Stati parte della convenzione hanno compiuto un passo importante verso il rafforzamento della legislazione e delle politiche nazionali di lotta contro questo flagello.

L’Ue ha firmato la convenzione di Istanbul nel 2017, ma l’adesione è rimasta bloccata in seno al Consiglio per diversi anni. La situazione è cambiata tre settimane fa, quando il Consiglio ha finalmente sbloccato e accelerato l’adesione alla convenzione. Si tratta di una svolta promettente per il progresso della parità di genere e per il miglioramento delle risposte alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. La ratifica della convenzione di Istanbul garantisce infatti che l’Ue rispetterà le norme internazionali da essa sancite, proporrà una propria legislazione completa e integrerà gli obblighi previsti dalla convenzione in tutti i propri settori di intervento.

Esattamente un anno fa la Commis-sione Europea proponeva una direttiva per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, mirando ad integrare la convenzione e a rendere completo il nostro quadro giuridico. Tale proposta legislativa introduceva norme minime comuni per tutti gli Stati membri in materia di prevenzione, protezione, sostegno alle vittime, accesso alla giustizia, cooperazione e coordinamento dei servizi. La proposta si prefiggeva di qualificare come reato la violenza contro le donne, compresa la violenza online. Inoltre la proposta criminalizza lo stupro, introducendo una definizione basata sulla nozione di consenso per l’intera durata dell’atto sessuale.

La convenzione di Istanbul, unitamente alla nostra proposta legislativa, una volta adottata, stabilirà l’obbligo per gli Stati membri di adottare misure mirate affinché le donne e le ragazze siano aiutate e sostenute quando denunciano una violenza sessuale. Questi due atti incoraggeranno gli Stati membri a intensificare ulteriormente i loro programmi di prevenzione e a migliorare i servizi, fissando parametri minimi per tutto il territorio dell’Ue. In occasione della Giornata internazionale della donna il mio pensiero corre alla resilienza delle donne sopravvissute alla violenza, sia all’interno dell’Ue che nelle zone di guerra.

Penso ad esempio alle donne ucraine, o a quelle che vivono in paesi guidati da regimi totalitari, come, tra le altre, le donne afghane e quelle iraniane. Penso alle donne che sono state costrette a costruirsi una nuova vita, dando l’addio alla propria casa, trovando un nuovo lavoro, una nuova scuola per i loro figli, con grande sacrificio personale, al fine di sfuggire agli autori di violenze domestiche. Penso all’ingiustizia e al senso di perdita che molte donne provano quando si trovano costrette a una terribile scelta tra la violenza e la fuga verso una meta sconosciuta. Penso ai numerosi gruppi di sostegno guidati dall’inestimabile lavoro delle organizzazioni della società civile e dal senso di sorellanza e responsabilizzazione che esprimono. Conto sul fatto che gli Stati membri rimangano fermi e uniti nella lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica e li esorto a completare il quadro legislativo con la ratifica della convenzione di Istanbul e l’adozione della proposta di direttiva dell’Ue.

I progressi che abbiamo compiuto in materia di parità di genere non sono purtroppo né ineluttabili né irreversibili. Ma non possiamo certo affidarci solo alla legislazione. Per porre fine alle sconfitte serve una vera e propria rivoluzione. Dobbiamo affrontare la misoginia nei nostri sistemi di giustizia penale, nelle forze di polizia, nei sistemi di istruzione, nei media e nelle case. Dobbiamo innescare un cambiamento culturale, in cui si insegni agli uomini e ai ragazzi ad astenersi dal ricorso alla violenza e alle donne e alle ragazze ad essere indipendenti e a svincolarsi da tali situazioni. È inaccettabile continuare ad affermare che “i ragazzi saranno sempre ragazzi”. La parità di genere sarà raggiunta solo il giorno in cui saremo tutte e tutti parteciperemo a promuoverla e a conservarla.

Commissaria Ue per l’Uguaglianza

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