I giorni del fuoco e fumi polemici aspri e inutili
domenica 16 luglio 2017

Le peggiori guerre sono quelle civili. Quando i fratelli tradiscono i fratelli, e gli amici feriscono gli amici. In questi giorni le pendici del Vesuvio sono in fiamme, densi e neri nuvoloni oscurano il sole, il puzzo di bruciato ruba il respiro. I volontari – tanti – non riposano. Ognuno, come può, fa la sua piccola parte. Poi leggo che secondo qualcuno a Napoli ci bruceremmo da soli, e resto amareggiato ma non meravigliato. La tesi che circola è la solita: al Sud si dà la colpa allo Stato, mentre la gente collabora più con i delinquenti che con le forze dell’ordine. In risposta, basterebbe ricordare che la maggior parte dei rifiuti nocivi interrati e bruciati in Campania negli ultimi 30 anni sono scarti usciti dalle industrie del Centro e Nord Italia, come l’Acna di Cengio, nel Savonese, da dove tonnellate di scarti tossici sono arrivate a Giugliano, in Campania, attraversando mezza Italia e innescando un disastro ambientale dalle dimensioni immani.

Basterebbe ricordare che le liste dei candidati a governare nelle Regioni vengono decise nelle sedi centrali. Che tanti delinquenti, camorristi, mafiosi sono riusciti a entrare in questi anni nelle sedi rappresentative. Che, anche quando sono stati riconosciuti colpevoli, quasi mai hanno pagato per i reati commessi. Basterebbe ricordare che se la camorra, la mafia, la ’ndrangheta continuano a farla da padrone è perché lo Stato centrale evidentemente non ha mai voluto sporcarsi le mani fino in fondo per reprimere questa maledizione che ci assilla. Come avvenne, invece, col terrorismo. Isaia Sales nel suo libro Storia dell’Italia mafiosa scrive: «Quando fenomeni criminali durano tanto a lungo, quando essi rompono facilmente l’argine entro cui si pensava fossero storicamente e socialmente confinati, vuol dire che le mafie non sono riducibili solo a 'storia criminale' ma fanno parte a pieno titolo della storia italiana».

Storia italiana, non napoletana, non meridionale. Le cronache degli ultimi mesi sono zeppe di notizie su confische di beni per milioni di euro a mafiosi e ’ndranghetisti in Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, oltre che all’estero. La malavita organizzata ormai è presente ovunque, fa sporchi affari con chiunque, italiani e stranieri, settentrionali e meridionali. Potremmo anche spingerci a tentare un’analisi sulla genesi di questa serpe velenosa a cento teste. Partendo, magari, dallo sbarco in Sicilia di Garibaldi prima e degli Alleati dopo. Con chi entrarono in contatto? Chi lasciarono alla guida dei territori, alla loro partenza? Chi legittimò, allora, mafia e mafiosi? Ma a che serve? A continuare a farci del male? Perché aggiungere sofferenza a sofferenza? Chi ne trarrà benefici? I cittadini di 'Terronia' – come ancora in questi giorni è stata definita la nostra terra – invocando lo Stato esercitano un loro diritto.

E quando dico Stato intendo Stato in tutte le sue compagini. Al cittadino medio non interessa – e spesso nemmeno sa – a chi compete il controllo di un bosco, la manutenzione degli assi viari, o la bonifica di una discarica a cielo aperto. Il cittadino onesto, che paga le tasse, ha diritto ai suoi diritti, gli stessi che vengono riconosciuti altrove. Se il Paese che amiamo e tentiamo di servire marcia dopo un secolo e mezzo ancora a due e più velocità una ragione ci deve essere. La mafia, la ’ndrangheta, la camorra, che odiamo con tutte le nostre forze, sono realtà complesse che si mantengono in vita anche grazie a tante stampelle nelle varie istituzioni, non solo campane, calabresi o siciliane. Trasformare con un colpo di penna le vittime in carnefici è ingiusto e doloroso.

Che l’ambiente eserciti sulle persone un’influenza determinante lo sappiamo tutti. Proprio per questo occorre sanare il territorio. Tutto il territorio. Prestando maggiore cura dove c’è più bisogno. Attenzione dunque a diffondere disprezzo. In quanto a noi abitanti della 'Terronia', continuiamo a considerare fratelli e amici tutti gli italiani. Senza distinzioni che sanno di rancido e di ridicolo.

Non ci stanchiamo di dare il nostro contributo per il bene della gente, a chiedere pene più severe per chiunque non osservi le regole del vivere civile. Sperando di vedere il giorno in cui privilegi, immunità, sotterfugi per i furbi saranno aboliti per sempre. Siamo consapevoli che il male e il bene si intrufolano dappertutto, e che per ogni battaglia vinta già se ne prepara un’altra da combattere. E continuiamo a fare le sentinelle della nostra terra, a costo zero per lo Stato. Apra gli occhi anche chi continua a seminare discredito sulla gente del Sud.

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