mercoledì 9 maggio 2012
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Da tempo usa dire che il nostro è un Paese di commissari tecnici, alludendo alla calciofilia che quando la nazionale scende in campo trasforma molti italiani in potenziali sostituti dell’allenatore di turno: sapremmo noi come fare, se solo ci ascoltasse.Ma alla luce dell’alluvione di email (95mila nei primi sette giorni, una corrente continua...) che hanno raggiunto la casella di posta elettronica del governo, dopo l’invito a «dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili», meglio sarebbe parlare di un Paese con 59 milioni di potenziali ministri e primi ministri. I messaggi dei cittadini, come informava ieri Palazzo Chigi, traboccano infatti di idee per dar corso a quella spending review (in italiano corrente «progetto di revisione della spesa pubblica») alla quale lo Stato affida la possibilità non solo di realizzare economie significative senza effetti collaterali, ma anche di ripulire l’immagine della macchina pubblica ossidata da pratiche discutibili, quando non scandalose.È la dimostrazione che tanti italiani attraversano l’angosciante deserto della crisi senza scordarsi di essere legati a un destino condiviso, di far parte di una comunità civile nella quale nessuno è esentato dal pensare a come fare la propria parte esigendo al contempo che anche gli altri (e, in primis, chi è chiamato istituzionalmente a servire la collettività, partiti inclusi) non si sottraggano al dovere di mostrarsi impegnati a trovare la pista per venirne fuori. È anche in episodi significativi come questa consultazione di massa che riaffiora la fibra profonda di un Paese capace di attingere alle sue riserve etiche, autentica "energia rinnovabile" su cui mostra ancora di poter contare quando l’aria si fa pesante.Ma attenzione: se alle generose (e fiduciose) segnalazioni di sprechi epocali e radicati o apparentemente modesti, di possibili sforbiciate a sette zeri ma anche da pochi spiccioli, non dovesse seguire una risposta proporzionale e tempestiva in termini di scelte, azioni ed esiti tangibili da parte dello Stato e dei partiti, si rischierebbe un’effetto-disillusione dagli esiti difficilmente preventivabili. Nel cesto delle proposte riversate a Roma per via telematica ci sono vecchie conoscenze come le auto blu o le pensioni dei parlamentari, ma anche un mosaico di idee semplici e concrete che vanno dalle denunce più puntuali (i termosifoni accesi in ospedale anche d’estate) alle proposte per venire a capo di fenomeni di malcostume sinora indifferenti a ogni indignazione, come l’assenteismo nel pubblico impiego. Non è l’esasperazione a parlare, non ancora, almeno: è la fibra seria di una comunità che chiede a gran voce un’impalcatura pubblica finalmente al passo con la maturità del Paese.Bene dunque i "consigli 2.0" e la prima ricevuta mostrata ieri dal governo, che ha anche garantito di catalogare le proposte, «redigere un rapporto» e «inviare alla task force di Enrico Bondi e ai singoli ministeri interessati le segnalazioni». Ma disporsi ad ascoltare è solo la prima metà della strada che va percorsa, e di certo la meno impervia. Non è moralmente consentito sprecare il mandato che con questa consultazione informale molti italiani hanno inteso affidare alle istituzioni, alla pubblica amministrazione e ai luoghi della rappresentanza politica. Dentro c’è la disponibilità a esporsi a nome di tutti, il sentire la "cosa pubblica" come cosa anche propria, l’idea che dall’altra parte c’è qualcuno di cui ci si può ancora fidare, uno spirito critico reattivo, concreto, anche fantasioso. Sarebbe un grave errore però credere che la soluzione alla crisi di moralità alla base di molti fenomeni che offendono la coscienza sana della gente si risolva solo con provvedimenti materiali, pur necessari. Il neo-pragmatismo affiorato anche nel voto amministrativo, col successo di formazioni che fondano la loro proposta sulla "politica delle soluzioni pratiche", offre una risposta immediata e consolatoria alla delusione per una diffusa inconcludenza di istituzioni e partiti. A guidare decisioni e risparmi dev’essere però un recuperato sistema di valori forti ispirato al rispetto delle persone, delle famiglie, della società. E questo è compito di uno Stato affidabile, e di una politica che ritrovi finalmente se stessa e la propria credibilità.
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