sabato 21 marzo 2020
Il confermato impegno di Medici senza frontiere nella lotta al coronavirus e una bussola utile a tutti
Carlotta, infermiera di Medici senza frontiere, all'ospedale di Codogno in sostegno agli operatori sanitari locali che devono fronteggiare l'epidemia di coronavirus

Carlotta, infermiera di Medici senza frontiere, all'ospedale di Codogno in sostegno agli operatori sanitari locali che devono fronteggiare l'epidemia di coronavirus - Msf

COMMENTA E CONDIVIDI

Caro direttore,
ci troviamo nel mezzo di una pandemia che per la prima volta toccherà ognuno di noi, le nostre famiglie, i nostri amici, le nostre comunità e, naturalmente, i nostri pazienti. Mentre pianifichiamo la risposta di Medici Senza Frontiere (Msf), noi tutti dobbiamo prenderci del tempo per guardarci l’un l’altro e offrirci sostegno e solidarietà.

Mentre scrivo, il Covid–19 ha già avuto un impatto su molti Paesi e continuerà a interessare sempre più comunità nelle prossime settimane e mesi.

Sebbene la nostra capacità di rispondere alla pandemia sarà limitata, Msf si è attivata. Abbiamo iniziato a supportare in Italia alcuni ospedali nel Lodigiano. In Francia, Spagna e Belgio contribuiremo a fornire assistenza a gruppi vulnerabili come i senzatetto o i migranti. In Grecia siamo in contatto con l’Organizzazione nazionale della sanità pubblica e chiediamo con ancora più insistenza l’evacuazione dei campi profughi sulle isole. In Iran, Afghanistan e altri Paesi in cui lavoriamo, abbiamo contattato le autorità per valutare le loro esigenze, offrire supporto e fornire eventuale assistenza.

Allo stesso tempo dobbiamo continuare a occuparci quotidianamente dei nostri pazienti negli oltre 70 Paesi dove operiamo. Fornire cure in particolare a chi vive in condizioni precarie, come nei campi rifugiati, o a chi non ha adeguato accesso all’assistenza medica. Ci troviamo di fronte a enormi sfide, dall’agevolare gli spostamenti del nostro personale fino a garantire forniture mediche, in particolare i dispositivi di protezione individuale, sia per i nostri programmi medici regolari sia per qualsiasi risposta relativa all’emergenza Covid–19. E dobbiamo continuare ad alzare la voce pubblicamente, ancora più forte del solito, per garantire che le popolazioni vulnerabili e invisibili non vengano dimenticate.

Msf userà tutta la sua influenza per promuovere azioni di solidarietà. Dato che il coronavirus non conosce confini, anche la reazione collettiva a questa pandemia deve essere senza confini. Le forniture devono essere inviate a chi ne ha più bisogno. Gli operatori sanitari devono essere protetti per consentire loro di affrontare l’epidemia per settimane e mesi. La condivisione di dati, conoscenze, risorse e personale può fare la differenza nel consentire ai servizi sanitari nazionali di far fronte a questa emergenza.
Nella gara per fornire nuovi strumenti per affrontare la malattia, la necessità di diagnosi, trattamenti efficaci e un vaccino non può diventare l’ultima asta dell’industria farmaceutica, venduta al miglior offerente. Nella lotta per contenere questa pandemia, nessuno deve essere lasciato indietro.

Christos Christou è presidente internazionale di Medici Senza Frontiere (Msf)

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI