Fermare virus, guerre, recessione e debiti
mercoledì 8 aprile 2020

Caro direttore, soltanto unendo le nostre forze potremo fare fronte alla pandemia e alle sue conseguenze disastrose. Due settimane fa i leader del G20 si sono mossi nella giusta direzione, ma siamo ancora lontani da una risposta globale, articolata, coordinata, all’altezza dell’enorme inedita sfida davanti a noi.

Siamo ancora lontani da un appiattimento della curva dei contagi di un virus che ha cominciato infettando centomila persone in 67 giorni per poi contagiarne lo stesso numero quotidianamente. Senza un’azione concertata e coraggiosa, diventeranno milioni i nuovi casi, spingendo al limite di rottura i sistemi sanitari, facendo precipitare economie e persone nella disperazione, con i poveri tra le vittime più colpite. Occorre prepararsi al peggio e fare di tutto per evitarlo. Nella mia chiamata all’azione indico tre punti, basati su scienza, solidarietà e politiche intelligenti.

Innanzitutto, fermare la trasmissione del coronavirus. Ciò richiede un approccio aggressivo su tamponi e tracciamento, integrati da quarantene, terapie, e misure a tutela del personale di soccorso combinate a provvedimenti mirati a restringere il movimento e il contatto delle persone. Misure che, malgrado i disagi che causano, devono continuare fin quando emergano terapie e vaccini appropriati.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dovrebbe essere a capo di questo complesso sforzo di cooperazione; i Paesi che agiscono per proprio conto non faranno il lavoro per tutti.

In secondo luogo, affrontare le devastanti dimensioni economiche e sociali della crisi. Il virus si diffonde velocemente, e lo farà anche nel Sud del pianeta, dove i sistemi sanitari non sono altrettanto efficienti, la gente è più vulnerabile e milioni vivono in sobborghi densamente popolati o in affollati insediamenti per rifugiati e sfollati. Queste condizioni favoriscono un impatto devastante del virus, che potrebbe riemergere laddove era stato inizialmente debellato. In questo nostro mondo interconnesso, la nostra forza equivale a quella del più debole dei sistemi sanitari.

La battaglia contro il virus deve chiaramente essere condotta a vantaggio di tutta l’umanità, con attenzione soprattutto per coloro che sono i più colpiti: donne, anziani, giovani, persone a basso reddito, piccole medie imprese, il settore informale e i gruppi vulnerabili. Le Nazioni Unite hanno pubblicato rapporti da cui emerge come il contagio virale sia diventato anche economico e quale sia il finanziamento che occorre

per affrontare la crisi. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha dichiarato che siamo entrati in una recessione esiziale, pari se non peggiore di quella del 2008– 09. È necessaria una risposta multilaterale con una percentuale a doppia cifra del valore del Pil globale. I Paesi industrializzati possono farlo da sé, e in effetti alcuni stanno procedendo.

Tuttavia dobbiamo aumentare in maniera massiccia le risorse disponibili per il mondo in via di sviluppo espandendo la capacità del Fmi, attraverso l’emissione di Speciali diritti di prelievo, e di altre istituzioni finanziarie internazionali in modo che possano rapidamente immettere risorse negli Stati e nelle società che ne hanno bisogno. Mi rendo conto che è difficile in un momento in cui tutti i Paesi stanno aumentando la spesa interna a livelli record. Sarano soldi spesi invano solo se non riusciremo a mettere il virus sotto controllo.

Swap coordinati tra Banche centrali possono anche portare liquidità alle economie emergenti. La remissione del debito deve inoltre rappresentare una priorità, comprese immediate esenzioni del pagamento di interessi per il 2020.

Il terzo punto: ripartire migliorando. Non possiamo semplicemente tornare a dove eravamo prima del Covid–19, con società vulnerabili alla crisi. La pandemia ci ha ricordato nel più brutale dei modi il prezzo che paghiamo per le debolezze dei sistemi sanitari e di protezione sociale e dei servizi pubblici. La crisi ha esasperato le disuguaglianze, innanzitutto di genere, mettendo a nudo la maniera in cui l’economia formale si è mantenuta sulle spalle di un lavoro di assistenza invisibile e non pagato. Covid–19 ha evidenziato sfide ai diritti umani ancora irrisolte, quali stigma e violenza contro le donne.

È ora di raddoppiare i nostri sforzi per costruire economie e società più inclusive e sostenibili, più resilienti rispetto a pandemie, cambiamento climatico e altre sfide globali. Il recupero deve condurre a una diversa economia. La nostra strada resta quella tracciata per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Il sistema Onu è pienamente mobilitato, a sostegno delle risposte dei singoli Paesi, mettendo le proprie catene di fornitura a disposizione del mondo, propugnando – lo ricordo ancora una volta – un cessate il fuoco globale. Mettere fine alla pandemia dovunque nel pianeta rappresenta un imperativo morale ma è al contempo nel nostro stesso interesse. In questo periodo così particolare non possiamo ricorrere ai soliti strumenti. Tempi straordinari richiedono misure straordinarie. Siamo alle prese con una prova colossale, che richiede un’azione decisa, coordinata e innovativa da parte di tutti, per tutti.

Segretario generale delle Nazioni Unite

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI