L'inchino dell'heavy metal alla carrozzina di Alex
mercoledì 10 luglio 2019

Sembrava un concerto come tanti, nel calore del solleone che colma a luglio Viveiro, in Galizia, Spagna. Un grande appuntamento heavy metal, quel rock che pesta duro come colpi di un fabbro su un'incudine, e frastorna di echi fragorosi. Sul palco c'erano gli Arch Enemy , noto gruppo svedese, e sotto, ad ascoltarli,erano venuti in migliaia, da ogni parte d'Europa. Il popolo del"metal", magliette nere, braccia tatuate, pugni levati a scandire ritmi epici, come reminescenze inconsce di battaglie barbariche. Accalcati, sudati, eccitati come lo si può essere a vent'anni, nella singolare ebbrezza che è un concerto rock: giovanile, tribale rito collettivo.

Ma, tra quelle migliaia, c'era anche Alex, un ragazzo affetto da paralisi cerebrale, inchiodato a una carrozzella. E tuttavia, avendo anche Alex vent' anni, aveva voluto essere parte della grande festa. Lo avevano portato gli amici: ma nel mezzo di una folla in piedi che cosa poteva vedere lui, dalla sua sedia? Tra gli amici qualcuno però deve avere intuito, indovinato un desiderio: che la carrozzella fosse, a braccia, con quelle forti braccia del pubblico di ragazzi, levata in alto. Sopra le spalle, sopra le teste, così che anche Alex finalmente potesse vedere i cantanti sul palco, e sentire i suoni netti, e quasi, come in un sogno, volare, nel clangore metallico dell'heavy metal.

Poi, quando i giovani che si trovavano più avanti hanno avvertito che alle loro spalle accadeva qualcosa, si sono voltati e hanno capito, e a loro volta hanno allungato le braccia a sospingere oltre, verso le prime file, la carrozzella di Alex: che intanto nel video muove disordinatamente le braccia a seguire il ritmo, e socchiude gli occhi, come per un momento felice. E quando quasi la singolare processione ha raggiunto il palco quelli in prima fila, intenti a fotografare con gli smartphone gli Arch Enemy, si voltano, vedono Alex in alto sulla folla, e ora, commossi, fotografano lui. Le star svedesi cantano ancora più forte e si allineano un istante, come in un inchino.

Che momento buono, dentro a uno di quei concerti che molti, dimentichi di avere avuto anch'essi vent'anni, guardano con diffidenza o ostilità. Le braccia tatuate, gli orecchini ai lobi, l'aria da duri, i ragazzi di Viveiro sono stati capaci di un gesto di solidarietà commovente. In un tempo che guarda ai disabili talvolta come a dei pesi, dei diversi cui badare con faticosa pietà, i ragazzi di Viveiro hanno detto a Alex: canta con noi, balla con noi, sii felice con noi. Il tempo di un concerto, naturalmente, è così breve. Ma indimenticabile per sempre quell'istante, per un ragazzo prigioniero di una carrozzella. Un attimo di bellezza, inaspettato, nella stessa Europa che in queste ore a Reims lascia morire di fame e sete un disabile grave in stato vegetativo, in un ospedale. Ma il cuore degli uomini si risveglia dove vuole, e dove non penseresti: anche tra i martelli e gli acciai di un rock duro, aspro come la colonna sonora di remote battaglie medioevali.

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