Nessun credente sia ucciso o discriminato a causa della fede
sabato 4 febbraio 2023

Gentile direttore, le persecuzioni dei cristiani nel mondo sono state al centro di un importante convegno tenutosi a fine gennaio, presso la sede di Bruxelles del Parlamento Europeo, e in cui sono stati presentati i drammatici effetti patiti da 360 milioni di credenti coerenti con la propria fede. Secondo il report World Watch List della Ong Open Doors-Porte Aperte, come i lettori del suo giornale ben sanno, è proprio questo il numero di cristiani che nel mondo subiscono un alto livello di persecuzione e discriminazione a causa della lo-ro fede. Ciò significa che un cristiano su sette ne è vittima. Se, poi andiamo più a fondo possiamo trovare altri dati impressionanti: 5.621 cristiani sono stati uccisi per la loro fede, il 90% di questi in Nigeria.

La Nigeria è anche il Paese in cui più cristiani sono stati rapiti (4.726) su un totale di 5.259 rapimenti, anche qui si tratta del 90% del totale. La Nigeria, però, occupa “solo” il sesto posto nella classifica dei luoghi più pericolosi per un cristiano. In testa a questa classifica, infatti, troviamo la Corea del Nord dove le autorità arrestano i cristiani per mandarli nei campi di lavoro come i prigionieri politici e, in alcuni casi, per metterli a morte. In cima alla classifica troviamo anche Paesi come la Somalia, lo Yemen, l’Eritrea e la Libia dove chi si converte dall’islam al cristianesimo subisce persecuzioni non solo dalle autorità, ma anche dai propri familiari. In Libia, con la mancanza di un governo stabile, gruppi di estremisti islamici e criminalità organizzata “puniscono” continuamente gli individui di fede cristiana; soprattutto tutti quei profughi e migranti che, dall’Africa sub-sahariana, cercano di arrivare in Europa. Un altro caso molto preoccupante è quello della Cina comunista, dove la religione non “patriottica” (cioè non radicata nel Paese e non in relazione col Partito egemone) viene vista come possibile nemico.

Se a questa ideologia aggiungiamo la pervasiva sorveglianza che il governo di Pechino mette in atto sul proprio suolo capiamo la situazione degli oltre 96 milioni di cristiani nonostante i recenti, lenti passi avanti nei rapporti tra governo di Pechino e Chiesa Cattolica. È cresciuta, infine, l’attenzione a ciò che accade in Iran. Le immagini che vediamo da ormai mesi sulla violenza del regime islamico nei confronti di chi osi manifestare sono solo la punta dell’iceberg.

La vita per un cristiano in Iran è costellata di maltrattamenti. Il regime abusa dell’accusa di “crimini contro la sicurezza nazionale” anche per arrestare e perseguitare i cristiani, soprattutto quelli convertiti dall’islam. Gli unici cristiani protetti dallo Stato sono quelli armeni e assiri, perché di antica presenza. Anche loro, però, vengono considerati cittadini di seconda classe, nonostante sia assicurata loro una rappresentanza politica e la possibilità di praticare la propria fede ma non in farsi, la lingua nazionale.

Dabrina Bet-Tamraz, giovane donna di origine iraniana, ha portato la propria testimonianza durante l’evento; raccontando di come il regime seguisse e controllasse sia lei sia la sua famiglia, arrestata con l’accusa di crimini “crimini contro la sicurezza nazionale”, anche tramite un attento monitoraggio all’interno della loro stessa casa. Il cristianesimo è una delle fondamenta della cultura europea e noi non possiamo permettere queste atrocità, dobbiamo batterci perché gli orrori in cui uomini, donne e bambini vivano condizioni di inferiorità e perdano addirittura la vita a causa della loro fede, non si ripetano mai più.

Parlamentare europea della Lega

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