Libertà e amore: perché una figlia non si può ripudiare mai
martedì 13 aprile 2021

Caro direttore,
è domenica pomeriggio e scrivo per dire che oggi, a Messa, non ho potuto fare a meno di pregare per Malika la ragazza ventiduenne gay che sarebbe stata “ripudiata” da genitori e fratello. Mi ha profondamente colpito il presunto comportamento della sua famiglia: se anche non condividono la sua scelta, come possono rinnegare il sangue del loro sangue? Nella vita possono succedere eventi di ogni genere, può capitare di avere un figlio drogato, rapinatore o anche assassino, nulla tuttavia può cambiare il fatto che quello sia tuo figlio, che hai dato alla luce come individuo libero. La libertà è così importante per Dio da averci concesso il permesso di rifiutarLo fino al punto di ucciderLo, la nostra libertà per il Padre Celeste è, quindi, più importante della stessa accettazione della realtà divina. Ecco perché mi fa male al cuore pensare che ci sono genitori capaci di maledire e rinnegare una ragazza di appena ventidue anni. Non giudico Malika, loro invece sì che li giudico; probabilmente sbaglio a farlo, ma da padre mi sento di dire che un genitore capace di rinnegare una figlia non è mai stato genitore nei ventidue anni precedenti neppure per un giorno. Chiamarsi fuori dal ruolo di genitore o di fratello è davvero un’enormità! E non c’è omosessualità che tenga a giustificare una tale abiezione. Non so se quella famiglia sia credente, e in quale maniera. Se fossero cristiani, dovrei sperare che non frequentino la Chiesa, perché non avrebbero capito granché di quello che si cerca di insegnare là dentro... A Malika direi che dovesse sentire il bisogno di un padre, può contare su di me. Pregherò ancora per lei e per la sua vita, è il mio modo di chiederle scusa a nome di tutti i genitori che sanno che una figlia si ama per quella che è, senza condizioni.

Eugenio Bologna

Grazie per questa lettera, caro Eugenio. Ci conosciamo da tanti anni e oggi, ancora una volta, capisco perché restiamo profondamente amici anche se a causa delle nostre “vite impicciate” e della lontananza ci frequentiamo quasi solo attraverso le pagine di questo giornale che tu leggi e che io faccio. I dettagli della storia di Malika che intanto abbiamo appreso, e di cui oggi diamo sobriamente conto, non intaccano il cuore del tuo ragionamento, la pienezza del sentimento paterno a cui sai dare voce. Aggiungo soltanto che l’amore accogliente (e niente affatto facile) di padre e di madre è l’unico amore possibile nei confronti di un figlio o di una figlia. E nessuna legge che non sia scritta nel cuore e nell’anima potrà mai dirlo o addirittura imporlo. I cristiani – come ogni altro credente nell’unico Dio, mi sento di dire – dovrebbero aver chiaro tutto questo se appena sanno alzare e approfondire lo sguardo. E ogni altro, se riesce a mantenere davvero lo sguardo ad altezza d’uomo e di donna, può comprenderlo e viverlo. Tutto il resto, compresa l’omosessualità di una figlia o di un figlio, ha peso e valore, ma viene dopo.

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