Quei 45 morti e questo letale (dis)ordine delle cose
sabato 22 agosto 2020

Gentile direttore,
sono un giovane di 23 anni e da qualche tempo leggo con assiduità il vostro giornale. Principalmente vorrei ringraziarvi per il grande contributo che state dando alla maturazione della mia coscienza critica: siete tra i pochi giornali italiani che mettono davvero al centro l’uomo, e in particolare gli ultimi. Un esempio fra i tanti è quello di questi giorni, in cui avete dimostrato la vostra determinazione dedicando ai 45 migranti, profughi dalla Libia, morti nei pressi di Zuara due prime pagine. È proprio a questo proposito che le scrivo, con il desiderio di chiederle se pensa che un giornale come "Avvenire" possa aprire un canale di comunicazione con il Governo italiano affinché venga presa una posizione netta e in linea con i valori umani e cristiani, impedendo così che stragi come quelle degli ultimi giorni possano ripetersi. Credo che nessuno di noi abbia più la forza di restare a guardare. Penso che tante lettrici e lettori condividano questa preoccupazione e questa attesa. La ringrazio tanto ancora per il vostro lavoro.
Giovanni Lipardi, Lecce

Facciamo informazione e illuminiamo le tragedie, le atrocità e gli atti di coraggio e di umanità che segnano la vita del mondo e purtroppo, in questi anni, si consumano con intensità nelle acque mediterranee perché nessuno possa chiudere gli occhi o dire di non sapere. Gentile e caro amico, grazie della sua fiducia, del suo cristiano e civile impegno e della sua speranza. Sono anche nostri. A volte ci sentiamo soli, ma sappiamo di non esserlo mai davvero, quando su ogni fronte siamo a fianco dei più deboli. Non rassegniamoci. E continuiamo a non lasciare in pace gli assuefatti alla morte e alla sofferenza degli "altri". Soprattutto non lasciamo tranquillo chi ha il potere di cambiare quest’ingiusto e letale (dis)ordine delle cose. (mt)


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