sabato 26 dicembre 2015
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Gentile direttore,nel recente congresso di “Nessuno tocchi Caino” (18-19 dicembre 2015, Casa di reclusione di Opera) si è accennato alla pena di morte e alle numerose Risoluzioni delle Nazioni Unite sulla moratoria delle esecuzioni. Mozioni patrocinate anche dai radicali. In proposito, faccio notare che non è accaduto nulla che non sia accaduto prima o che non sarebbe accaduto in ogni caso. Sia dopo il fallito tentativo del 1994 che dopo quello riuscito del 2007, non è accaduto assolutamente nulla che valga la pena di ricordare (http://www.astrangefruit.org/index.php/it/risorse/la-pena-di-morte-nel-diritto/1257-il-fallimento-della-moratoria). Nei 18 anni che passano dal 1976 al 1994 ben 49 Paesi del mondo hanno abolito la pena di morte, mentre nei 18 anni che seguono il 1994 i Paesi neo-abolizionisti sono stati 53. L’arrivo dell’iniziativa dei radicali e della moratoria non ha minimamente modificato il procedere degli avvenimenti perché l’abolizione della pena di morte marcia sulle sue gambe. Da lungo tempo. Claudio Giusti, ForlìMembro del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla legalità e i dirittiCo-fondatore della Coalizione mondiale contro la pena di morte.So bene anch’io, gentile e caro dottor Giusti, che il cammino di civiltà verso l’abolizione della pena capitale è in atto da tempo e, nonostante gli orrori della morte irrogata per legge, procede in modo inesorabile. E penso che nessuno di noi, qualunque fede professi od opinione politica nutra, possa rivendicare primazìe o meditare esclusioni: ogni voce e ogni impegno sono preziosi e indispensabili in un mondo ancora troppo abitato dalle espressioni e dalle pratiche della cultura della morte. Ho anche ben chiaro che la scelta di campo "per la vita" non può essere parziale o a intermittenza. Chi si batte contro la morte a comando, è poi sfidato a farlo sempre, esercitando con umanità la virtù della coerenza. Uccidere un essere umano, vero o presunto "malato" per condotta di vita o per condizione mentale o fisica e consenso autodistruttivo, ucciderlo nella gelida cella attrezzata di un carcere o sul patibolo affacciato su una pubblica piazza o, ancora, in una asettica sala d’ospedale o di clinica è sempre e solo uccidere. Perciò non mi stanco di ripetere che il fratricidio si sconfigge solo con una scelta senza ombre: nessuno tocchi Caino, e nessuno tocchi Abele.Marco Tarquinio
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