domenica 22 luglio 2012
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Caro direttore,i dati italiani sulla procreazione assistita, resi noti in questi giorni dal Ministero della Salute, sono impressionanti, e richiedono una seria riflessione. Come si sa, la Corte Costituzionale ha modificato la legge 40, eliminando il limite massimo di tre embrioni da produrre e impiantare in utero. Le motivazioni della sentenza erano ragionevoli, e anche condivisibili: la valutazione sul numero di embrioni da creare è diversa da caso a caso, e va affidata alla responsabilità personale del medico, alla sua decisione in scienza e coscienza. È evidente, infatti, che anche considerando solo il fattore anagrafico, la stima del medico può cambiare di molto, e una donna di quarant’anni va trattata in modo diverso da una di venticinque. Abbiamo accolto con serenità la sentenza, perché la legge non ne era sostanzialmente intaccata. Restavano in piedi, infatti, tutti i paletti a garanzia della salute della donna e della massima tutela possibile dell’embrione, tra cui il divieto di crioconservazione, il divieto di soppressione dell’embrione, o di interventi che non siano finalizzati alla sua salvaguardia, e soprattutto un limite che è anche un’indicazione di buona pratica: il divieto di produrre un numero di embrioni «superiore a quello strettamente necessario». La Consulta, insomma, ha reso il medico responsabile dell’attuazione di queste regole, ma non le ha affatto cancellate; e tra i dati anteriori alla sentenza e quelli successivi lo scarto, in teoria, dovrebbe essere minimo. Così non è. La sentenza è stata interpretata, nella prassi, come una licenza di congelare, senza più alcuna attenzione per l’applicazione della legge, come se l’intero articolo 13 (le misure a tutela dell’embrione) fosse stato cancellato. I dati riportati nella relazione al Parlamento, e relativi al 2010, sono sconvolgenti: il ricorso alla crioconservazione è aumentato di oltre il 2.000 per cento – sì, caro direttore, non è una svista, si tratta proprio del 2.000 per cento – rispetto al 2008, l’anno cioè che precede la decisione della Consulta. E c’è di più: tanta disinvoltura nel produrre embrioni destinati a non essere mai più impiantati, ma a restare in una condizione fantasmatica di sospensione tra la vita e la morte, in un contenitore di azoto liquido, non ha prodotto migliori risultati in quanto a nascite. Quando i detrattori della legge ci accusavano di voler mantenere l’Italia indietro sul piano tecnologico e scientifico, e di costringere gli operatori italiani ad ottenere risultati peggiori dei colleghi di altri Paesi, mentivano, e ora possiamo dirlo citando i numeri. A fronte di un aumento esponenziale degli embrioni crioconservati, l’aumento delle nascite è inconsistente. La percentuale di gravidanze in più varia infatti dallo 0,2% ad un massimo di 0,6%, secondo il modo di calcolarle (su cicli, su prelievi o trasferimenti, in base alle tecniche di II e III livello, quello che prevedono la possibilità di congelare embrioni). Dunque, il massiccio e disinvolto ricorso alla crioconservazione degli embrioni non produce più bambini nati, e in compenso la tecnica del congelamento degli ovociti, una tecnica molto promettente ed eticamente assai meno problematica, in cui l’Italia era leader, viene sempre meno praticata. Non possiamo non commentare risultati così eclatanti, e non possiamo restare con le mani in mano.Vorrei innanzitutto fare un appello al ministro Balduzzi: è a lui che compete il monitoraggio e la sorveglianza sulla legge, ed è lui che può prendere concreti e immediati provvedimenti. Il primo è l’emanazione delle linee guida già approvate dal Consiglio Superiore di Sanità, e che da mesi aspettano solo la firma del ministro. E poi è urgente riflettere, magari insieme alle Regioni, sul modo per ripristinare il rispetto della legge, affinché l’Italia non si allinei ai risultati negativi di altri Paesi, in cui il numero di embrioni congelati è ormai fuori controllo. Come deputata farò la mia parte, ma certamente il governo può con molta più efficacia e rapidità porre qualche argine alle cattive pratiche che stanno prendendo piede, per il rispetto di una legge che continua a dimostrarsi saggia, e che va applicata con serietà.
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