giovedì 8 settembre 2011
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Ho due figlie ventenni e, da qualche anno, sto tentando di spiegare loro perché valga ancora e sempre la pena di "pensarsi" in Italia e di "pensare" l’Italia con giusta lucidità e sensata speranza. Insisto, perché questo straordinario Paese ha tante forze pulite e sane. Ma faccio sempre più fatica a trovare, nelle scelte strategiche della nostra politica, ragioni tanto forti da convincere me prima ancora di loro. E ogni lettera di giovane che arriva ad Avvenire per annunciare l’acquisto di «un biglietto di sola andata» per un qualche altro Paese accresce questo senso di inadeguatezza e rafforza una ultimativa sensazione di urgenza. Dobbiamo cambiare registro e passo. E questo è il tempo giusto. È un tempo per capovolgere sguardo e logiche "scoprendo" l’Italia vera, come il presidente della Cei ci invitava a fare all’inizio di questo annus horribilis (eppure utile per aprire gli occhi su di noi e sulla nostra classe dirigente).I giovani – usati, consumati, vezzeggiati e sbandierati in cento maniere diverse – sono sempre più in fondo alla lista delle priorità dell’azione politica. Per questo noi invochiamo da tempo un fisco finalmente amico della famiglia (e, dunque, anche di chi vorrebbe metterla su, ed è invece confinato nel limbo del precariato di vita e di lavoro) e continuiamo a chiedere una svolta nella lotta all’economia sommersa e all’evasione fiscale. Per questo, oggi, diamo di nuovo spazio – a pagina 2 – alle voci degli studenti e dei giovani laureati che non intendono rassegnarsi al taglia-fuori generazionale che per anni escluderà l’innesto di forze giovani nella classe docente del Bel Paese. Per questo proponiamo – a pagina 3 – un'ulteriore e stringente analisi sulle prospettive di un sistema pensionistico che riserva ai nostri figli un destino da metà di niente.Diamo loro motivi, passioni e valori per stare e restare in un Paese che porta il peso di un debito che punta ai duemila miliardi. Diamo loro riforme e risposte che li convincano che sulla loro strada – che continuerà la nostra – sperimenteranno anche sacrifici e incertezze, ma non troveranno solo manovre lacrime e sangue, stipendi da fame e fantasmi di welfare e di pensioni. Diamo loro, e a noi stessi, una politica seria e coraggiosa.
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